nostro inviato a Brescia
Quattro morti. Una strage figlia della società liquida. Senza confini precisi. E Mario Albanese ha sparato nel mucchio. Ha ucciso l’ex moglie e con lei ha cancellato le diverse esistenze che la donna aveva vissuto e sovrapposto una all’altra. Muore Francesca Alleruzzo, 45 anni, maestra, muore il suo attuale fidanzato - definirlo convivente sarebbe troppo - Vito Macadino, 56 anni, muore la figlia di lei, Chiara Matalone, 19 anni, frutto di un precedente matrimonio, e muore anche il suo fidanzato, Domenico Tortorici, pure lui diciannovenne. Segmenti diversi della vita della donna vengono eliminati con i loro protagonisti.
Sono le tre e mezzo del mattino quando Albanese, 34 anni, camionista con piccoli precedenti penali per reati contro il patrimonio, vede arrivare l’auto con a bordo Francesca, da cui ha avuto tre figlie, e il suo amico. Albanese è appostato sotto la casa della donna, che poi è anche la sua vecchia abitazione, da ore. Siamo a San Polo, periferia sgraziata di Brescia. A pochi metri distanza, qualche settimana fa, una madre aveva ucciso la figlia handicappata. Via Raffaello è una strada chiusa, con casette basse, monofamiliari, di uno o due piani tirate su negli anni Ottanta. In parte sono state assegnate a militari, alcune sono vuote, altre sono occupate da famiglie qualunque.
Francesca Alleruzzo occupa il suo appartamento insieme alle tre bambine di 11, 7 e 5 anni nate dalla storia con Albanese. Ma la sfortuna vuole che nella notte fra sabato e domenica in casa ci sia anche la figlia Chiara, ormai maggiorenne, che abita in Calabria e che dalla Calabria è venuta per stare qualche giorno vicino alla madre. E Chiara è stata accompagnata dal suo fidanzato. I due dormono in una stanza, nell’altra ci sono le tre bambine. Nell’appartamento confinante riposa invece un carabiniere, l’appuntato scelto Ivano Gatti, l’eroe di questa giornata pesantissima.
Albanese ha con sè una pistola scacciacani, modificata artigianalmente per sparare: in pratica una Beretta 92, del tutto simile a quelle in dotazione alle forze dell’ordine. Ma soprattutto cova un odio incontrollabile ed è spinto da un movente antico come il mondo: la gelosia. Così quando l’auto si blocca, lui urla e subito comincia a sparare. La coppia viene falciata senza pietà. Ma la strage non è ancora finita. Il camionista non è ancora sazio. Entra in casa, nell’appartamento di cui ha ancora le chiavi e che ancora frequenta, e completa il massacro: uccide nel sonno i due ragazzi incolpevoli, senza minimamente preoccuparsi delle sue bambine che vengono svegliate dai colpi. Intanto, pure Gatti si è alzato: ha sentito le urla, poi i primi due colpi. Si è affacciato e ha riconosciuto l’ex vicino che poi tanto ex non è: gli abitanti di via Raffaello non sapevano nemmeno che si fosse separato, lo vedevano sempre lì, l’hanno incrociato pure di recente mentre spaccava la legna. La società liquida sfuma ruoli e definizioni. Ma Gatti ha capito che Albanese non c’è più con la testa. Si veste di corsa e intanto sente, di là del muro, gli altri colpi. Scende di corsa e si trova davanti l’assassino che proprio in quel momento punta ancora la pistola contro i cadaveri riversi in strada e li colpisce di nuovo con una ferocia disumana.
«Basta hai già fatto tutto, fermati, dammi la pistola», gli grida il carabiniere. L’altro per tutta risposta si punta la pistola alla tempia e preme il grilletto: ma l’arma si inceppa. Gatti capisce che quello è il momento di agire e si butta addosso al killer. Lui scappa, gira dietro l’angolo, arriva fino ad un’aiuola. Qui il militare riesce ad agguantarlo, gli torce il polso, gli sfila con freddezza il caricatore della pistola: ma in canna c’è ancora un colpo. Gatti strappa la Beretta ad Albanese che però riesce a riprendersela. Poi il carabiniere gliela toglie definitivamente.
L’appuntato torna di corsa nella casa del massacro, scopre i due ragazzi morti, prende le bambine che piangono disperate e le fa accomodare a casa
sua, consolandole in attesa dei soccorsi. Albanese invece viene interrogato ma fa scena muta. In tasca gli trovano sostanze stupefacenti, il narcotest dà esito positivo. Forse la follia è stata amplificata dalla cocaina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.