Forza Italia, l'autostrada e i vicoli stretti

Forza Italia, l'autostrada e i vicoli stretti

Sono ore decisive per il futuro di Forza Italia, movimento alle prese con un rilancio difficile e delicato. «Cambiamento» è la parola all'ordine del giorno e soprattutto sulla bocca di Giovanni Toti che insieme a Mara Carfagna è stato investito del compito di gestire il partito fino al congresso rifondatore, previsto per l'autunno. Toti, che era sul punto di innescare una scissione non si capisce ancora di quali dimensioni, ha fretta e non lo nasconde, vorrebbe avviare da subito una rottamazione dell'attuale classe dirigente e dicono sia irritato perché sospetta una resistenza, da parte del presidente Berlusconi, a rovesciare il tavolo.

«Rottamazione» e «cambiamento» sono state le parole chiave degli ultimi anni della politica italiana e in questo senso quindi non c'è nulla di nuovo. La prima fu lo slogan usato da Renzi per scalare il Pd, la seconda è stata il motto dell'attuale governo, detto appunto «del cambiamento». Il problema è che con le sole parole non si va lontano. Renzi, dopo una breve stagione da rottamatore è finito rottamato e il governo ha cambiato sì il Paese ma in peggio, tanto da intestarsi in un solo anno di lavoro, tra i tanti negativi, i record di pressione fiscale e mancata crescita. Dico questo perché sono convinto che senza contenuti innovativi, progetti chiari e condivisi e solidi radici, «cambiare» e «rottamare» non sono automaticamente strade vincenti, anzi imboccarle a casaccio può sortire l'effetto opposto, di peggiorare la situazione, cosa che ovviamente non auguro né a Toti né a Forza Italia che ha problemi già così.

Se Berlusconi chiede a Toti calma e prudenza non penso sia per frenare o boicottare il cambiamento. Uno che ha cambiato il modo di costruire i quartieri, di fare televisione, di giocare a calcio e fare politica non può avere paura di innovare un partito. Più probabilmente, data l'esperienza, sa come farlo senza sfasciare ciò che è rimasto.

Spiegare a Berlusconi come si fa a innovare con probabilità di successo è un po' come pretendere di spiegare ai gatti come arrampicarsi, tanto che fino a che il timone è stato solo nelle sue mani - senza interferenze di giudici, medici e collaboratori impazienti o infondatamente ambiziosi - la navigazione di Forza Italia procedeva spedita.

Se Giovanni Toti vuole rinnovare Forza Italia credo, e mi risulta, abbia davanti a sé

un'autostrada. Se, viceversa, vuole annullare una storia per farsi un partito personale immagino per lui un sentiero stretto, tortuoso e con sbocco incerto, com'è già capitato a Monti, Alfano, Verdini e Renzi. A lui la scelta.

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