Cronache

Foto a Villa Certosa, per la Cassazione fu violazione della privacy

Per la Suprema Corte: "A occhio nudo si potevano vedere i comportamenti, ma non i volti"

Villa Certosa, residenza di Silvio Berlusconi
Villa Certosa, residenza di Silvio Berlusconi

Le foto rubate dentro "Villa Certosa", residenza sarda di Silvio Berlusconi, e pubblicate su Oggi il 17 aprile 2007 hanno violato la privacy dell'ex premier.

Lo ha stabilità anche la Cassazione, secondo cui la villa in Costa Smeralda è indubbiamente una "dimora privata" e la circostanza che l’ex premier abbia tenuto con giovani donne, sue ospiti, atteggiamenti privi di "riserbo comportamentale" non giustifica l’intrusione del teleobiettivo del fotografo. Per i giudici infatti il diritto alla privacy "va rispettato indipendentemente dal modo in cui lo esercita il suo titolare" e il fatto che Berlusconi abbia agito "senza particolari cautele", "alla luce del sole" e "con un mare di gente intorno", non significa che avesse deciso di rinunciare alla segretezza delle sue "manifestazioni della vita privata". E questo nonostante "tutto fosse percepibile a occhio umano": lo stesso fotografo Antonello Zappadu aveva ammesso di averli fatti a una distanza di circa 150 metri "che consentiva di vedere i comportamenti ma non i volti".

La Suprema Corte ha però annullato la condanna a 2500 euro per ricettazione inflitta a Giuseppe Belleri allora direttore del settimanale, perché secondo i giudici non può essere condannato colui che pubblica foto clandestine, acquistate da un terzo, non può essere condannato per ricettazione di scatti proibiti se l’unico fine di lucro individuato dai giudici consiste nell’aumento delle copie vendute per il clamore delle immagini.

Commenti