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Fragile tregua sull'Ucraina. Dopo l'intesa si spara ancora

Dopo il vertice di Minsk, il cessate il fuoco scatta da domani notte. Ma Poroshenko accusa: "I russi continuano ad avanzare". Un incognita il futuro assetto del Paese

Fragile tregua sull'Ucraina. Dopo l'intesa si spara ancora

Una fragile tregua è sempre meglio che una guerra con imprevedibili conseguenze. Dopo oltre sedici ore di colloqui, è tutto ciò che i leader di Russia, Ucraina, Francia e Germania riescono a portare a casa da Minsk. L'accordo prevede il «cessate il fuoco» dalla mezzanotte di domani, cui seguirà lo scambio di tutti i prigionieri e il ritiro delle armi pesanti, anche se resta controversa la zona di Debaltsevo, che l'Ucraina non vuole cedere ai separatisti, negando che le proprie truppe siano circondate. Per il resto solo impegni formali, come l'integrità territoriale ucraina, lo statuto speciale per le regioni separatiste, che avranno diritto a formare un proprio corpo di polizia (dopo aver disarmato le milizie) e una magistratura autonoma, e potranno scegliere lingua ufficiale e governo locale.

«Nonostante tutte le difficoltà siamo riusciti ad accordarci sulle questioni principali», è il commento del presidente russo Vladimir Putin. «Perché ci è voluto tanto tempo? Penso sia dovuto al fatto che le autorità di Kiev rifiutino ancora di avere contatti diretti con i rappresentanti del Donetsk e Lugansk», aggiunge il leader del Cremlino. I leader separatisti avvertono dal canto loro l'Europa che in caso di violazione degli accordi «non ci saranno nuovi memorandum». «Avevamo altre idee», dice il presidente del Lugansk, Igor Plotnisky, ma prende comunque atto delle posizioni di Mosca, Berlino e Parigi. «Se si faranno da garanti dell'atteggiamento di Kiev - annuncia Plotnisky -, non possiamo non dare una chance all'Ucraina». Ma non è facile far digerire loro l'accordo. La stessa Angela Merkel ammette che «verso la fine dei colloqui, il presidente Putin ha fatto pressioni sui separatisti affinché accettassero il cessate il fuoco da domenica». In ogni caso, la cancelliera tedesca sottolinea che l'intesa con la Russia è «un barlume di speranza. Ma non mi faccio illusioni: rimane molto lavoro da fare. C'è comunque la possibilità reale di cambiare in meglio la situazione, anche se non abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi». Prudente pure il presidente francese François Hollande: «Abbiamo avviato il processo, penso che siamo sulla buona strada», dice al Consiglio europeo. «Le prossime ore saranno determinanti - spiega Hollande -. Può ancora succedere di tutto. Dobbiamo perciò continuare a esercitare la pressione e la vigilanza necessarie per arrivare alla pace».

La situazione rimane delicata e le parole del presidente ucraino ne sono la conferma. «Non è stato per niente facile - dice Petro Poroshenko - Di fatto ci hanno messo davanti a condizioni inaccettabili di ogni tipo». Il problema è proprio la cosiddetta seconda fase, cioè lo status delle regioni separatiste e il controllo dei confini da parte dell'Ucraina. Poroshenko ha inoltre negato che l'accordo preveda il federalismo o l'autonomia. E poche ore dopo l'annuncio dell'intesa si risvegliano le tensioni a causa della ripresa degli attacchi russi: «Avevamo chiesto un cessate il fuoco immediato e senza precondizioni, invece Mosca ha voluto quasi 70 ore prima di farlo entrare in vigore e ha lanciato un'offensiva subito dopo la firma dell'accordo»

L'America prende tempo prima di commentare l'intesa di Minsk, poi emette un comunicato in cui dà «il benvenuto» all'accordo ma allo stesso tempo alza i toni contro Mosca chiedendo di «ritirare armi pesanti e soldati» e dicendosi preoccupata per l'escalation nei combattimenti, che è «incoerente con lo spirito dell'accordo». Di armare l'Ucraina e di nuove sanzioni per ora non se ne parla. La stessa Federica Mogherini, capo della diplomazia Ue, spiega che dopo l'accordo al Consiglio europeo non si discuterà di inasprire l'embargo su Mosca.

L'intesa di Minsk è fragile, inutile negarlo, ma tutti tirano un sospiro di sollievo, incassando un risultato: Hollande e la Merkel possono dire che la loro mediazione non è fallita, Putin non ha fatto retromarce, ha evitato nuove sanzioni e forse pure la fornitura di armi all'Ucraina.

E, infine, è contento pure Poroshenko, che incassa 17,5 miliardi di euro dal Fondo monetario internazionale.

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