Fu stuprata e torturata: "E al mio aguzzino fu scontata la pena"

Gina venne violentata e torturata da un 19enne albanese, già condannato per violenza verso un'altra donna. Nonostante la recidiva, il ragazzo è stato condannato a 7 anni

Fu stuprata e torturata: "E al mio aguzzino fu scontata la pena"

Era la notte tra il 25 e il 26 ottobre del 2016 quando Gina venna rapita, stuprata e torturata da un 19enne albanese. Ma l'aguzzino, scegliendo il rito abbreviato, ha avuto lo sconto di pena ed è stato condannato a 7 anni di carcere.

Kavalli Enriges, secondo quanto racconta Libero, aveva già commesso violenza verso un'altra donna qualche anno prima e, per questo, era stato arrestato ma, essendo minorenne, era stato condannato a scontare la pena in una Residenza Sanitaria Assistenziale, quella in cui lavorava Gina.

Il ragazzo, racconta la donna a Libero, "era violento e qualcuno ne sottovalutò le potenzialità. Aveva dei precedenti specifici, ciononostante era libero di ripetersi senza controllo alcuno". Gina e gli altri operatori dell'Rsa avevano denunciato la situazione, specificando di non poter affrontare i problemi del ragazzo in quella struttura: "lo avevamo più volte fatto presente al nostro dirigente, che però ha sempre fatto finta di nulla. Kavalli, oltre ad aver già abusato di una signora di cinquant’anni quando ne aveva diciassette (e per questo era già stato condannato), maltrattava gli altri pazienti della struttura e molti di noi avevano segnalato questa cosa".

Tutto inutile. E nessuno intervenne. Così, quella notte, Kavalli ha potuto compiere un'altra violenza. "Enriges appariva particolarmente nervoso- racconta Gina- Quella sera ero nel salotto davanti alla televisione della struttura con la mia collega, e improvvisamente il ragazzo ci prende e ci porta in infermeria. Lega la mia collega e scappa via con me". La donna venne caricata sulla sua macchina per essere condotta in un luogo isolato, "dove lui fa cose inenarrabili": è lì che si è consumata la violenza e "mentre mi stuprava, mi accoltellava e mi picchiava. Mi ha tagliato la gola mentre io gridavo di smetterla, che potevo essere sua madre". Il 19enne, però, non si è fermato: "Mi ha riempito di pugni e calci dopo avermi quasi sgozzato. Io ero nuda e sono riuscita a scappare, e poi non ricordo più nulla. Mi sono trovata in ospedale".

L'aguzzino, poi, è stato rintracciato e fermato. Ma al giovane albanese è stato concesso il rito abbrevviato: significa vedere la pena diminuta per un tezo. Così, Kavalli è stato condannato a 7 anni di carcere. Una sentenza che, chiaramente, non soddisfa pienamente la donna: "Da una parte questa violenza si poteva evitare, e dall’altra tra poco tempo avremo il rischio di avere tra di noi un soggetto violento che mai ha chiesto scusa per ciò che ha fatto".

Nel frattempo, Gina ha cercato di riprenersi la sua vita e cerca di riavvicinarsi alla normalità: "Ho una famiglia meravigliosa vicino a me,

ma ogni giorno che sento di un femminicidio, di una donna uccisa da un uomo violento, mi si ghiaccia il sangue. Perché potevo essere anche io un numero nella statistica delle troppe donne che hanno perso la vita".

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