Cronache

L'alloggio vicino al campo rom. L'ira degli agenti: "Trattati come bestie"

Una mensa vicino al campo nomadi. Un'altra è affollata. I sindacati denunciano: manca il rispetto delle norme anti Covid

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Il problema, è chiaro, non pare essere stato ancora risolto. E le segnalazioni piovono copiose, con i poliziotti impegnati a Roma in vista del G20 decisamente alterati per le sistemazioni loro assegnate dall’ufficio logistico. Nella Capitale stanno convergendo 2.400 divise “aggregate” per far fronte ad un fine settimana che si preannuncia caldissimo, tra l’evento internazionale, le manifestazioni no green pass e le contestazioni al governo. Trovare posto per dormire e mangiare ai reparti delle altre province non è semplice, ovvio. Però il G20 era ormai previsto da diversi mesi. “Qui stiamo superando ogni limite - spiega un agente in anonimato - Solo perché ti riconoscono una indennità di ordine pubblico da 20 euro lordi al giorno pensano di poter trattare la gente come delle bestie”.

Una delle segnalazioni riguarda i pasti consumati da alcuni agenti inviati “vicino al campo nomadi”. La convenzione riguarda un ristorante situato in zona Tor Cervara, zona est della Capitale. Come raccontato da un reportage del Giornale.it, si tratta di un’area interessata da diversi campi rom. Un fazzoletto di terra costellato di baraccopoli e occupazioni abusive. A 650 metri dalla mensa c’è l'insediamento di via Salviati. A meno di due chilometri il famoso accampamento di via Salone. Poco più avanti il palazzo occupato di via Raffaele Costi. Senza dimenticare il rudere diroccato a cavallo tra il IV e il V municipio, dove vivono una decina di famiglie nomadi. “Siamo fuori da casa per otto giorni - lamentano gli agenti - e ci troviamo a 30 km dal posto di lavoro, cioè lontano delle manifestazioni. Ci hanno messo in un hotel di merda in zona campo rom, con problemi alle camere e difficoltà logistiche. I pasti li consumiamo in un posto in cui si mangia anche bene, ma fuori è un mondezzaio. Ci sono rom ovunque”.

Altro giro, altri problemi. Stavolta riguarda i reparti che si recano alla mensa di via Statilia, in centro città. “Abbiamo lavorato tutta la mattina e siamo arrivati alle 13.30 - racconta un agente - insieme a noi sono arrivati 10 mezzi della finanza. Da domani ci saranno altri contingenti”. I video, che ilGiornale.it ha potuto visionare, mostrano una lunga coda per attendere “il rancio” e non pochi assembramenti. “Noi siamo andati via, a cercare un altro posto dove mangiare. Ma come cazzo funzionano queste norme anti-Covid?”.

In fondo sono giorni che i sindacati, come riportato dal Giornale.it, segnalano problemi sul lato coronavirus. Le normative del Viminale prevederebbero che gli agenti venissero disposti in camera singola o, se non possibile, in doppie con i letti ad almeno due metri di distanza. Le fotografie mostrano che non sempre le regole vengono rispettate. In più molto spesso le divise devono condividere i bagni (peraltro ciechi e senza finestre) col rischio di contagiarsi tra loro. “L’idea di far mangiare centinaia di poliziotti aggregati in alcune mense che già servono ordinariamente moltissimi altri colleghi sta creando degli inaccettabili assembramenti”, scrive Domenico Pianese, segretario generale Coisp al capo della polizia.

“E non va meglio per ciò che riguarda l’aspetto alloggiativo”, dove gli operatori hanno riscontrato soluzioni che se ne “infischiano delle prescrizioni per il contenimento dell’infezione Sars-Cov2”.

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