Coronavirus

Galli: "Possibile vacanze in agosto, ma solo in Italia"

Il direttore del dipartimento malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano: "Abbiamo di fronte due o tre settimane decisive per programmare la ripresa"

Galli: "Possibile vacanze in agosto, ma solo in Italia"

"Se tra maggio e giugno riusciremo a fare quello che va fatto, non è impossibile che in luglio e in agosto si riesca ad andare anche al mare, in fondo le vacanze sono un pezzo importante del nostro Pil". Massimo Galli, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, ospite del Tg4, interviene sull’emergenza coronavirus. "È abbastanza evidente che quest’anno chi potrà fare delle vacanze, le dovrà fare per forza nel nostro Paese e non fuori: non importeremo valuta importante, ma magari non ne esporteremo neppure".

Aggiunge che siamo di fronte a due-tre settimane decisive per vedere come si può programmare la ripresa. Proprio per questo, non avendo abbastanza tamponi, bisognerà essere selettivi nel fare i veramente utili e bisognerà utilizzare gli strumenti necessari per identificare e spegnere gli ultimi focolai di infezione: quelli domestici, quelli nel contesto di determinate enclave anche geografiche perché tutto questo è fondamentale per la riapertura in sicurezza. "Aprire ora sarebbe un’idiozia, non programmare ora tutto quello che è necessario per l’apertura sarebbe veramente un micidiale errore, torneremo da capo a non poter riaprire le attività del Paese che urge che vengano riaperte".

Poi si concentra a parlare del Veneto. "Non mi sento di criticare le indicazioni che il Veneto ha deciso di assumere, perché per molti versi sono quanto credo non sarebbe male riuscire a fare un po’ dovunque. È un approccio che non solo alla lunga, ma anche alla breve può rendere in maniera importante per il contenimento dell’infezione e la ripresa però deve essere realizzabile, cioè deve essere sostenibile". Questo questo il giudizio "non politico" di Massimo Galli. In Veneto il governatore Luca Zaia ha deciso di adottare un "lockdown soft", ma lì la "situazione è diversa dalla Lombardia", ricorda l’esperto.

Infine si concentra sulla riapertura. "È il momento di pensare non di allentare, è il momento di organizzare non di anticipare, anticipare sarebbe un grosso errore". Quando sarà possibile riaprire? "Quando avremo in mano le strategie per riaprire in modo concreto e quando, e questo anche è molto importante, avremo i segnali reali e definitivi della flessione dell’epidemia". "Le cose stanno andando meglio perché il grosso della prima ondata dell’epidemia sta esaurendosi e il distanziamento sociale, l’aver chiuso la gente in casa ha spostato l’epidemia nelle famiglie, limitandone il contesto. Ora la necessità è di superare l’epidemia anche nei contesti familiari in attesa di poter veramente riaprire"

608px;">, conclude il professore.

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