Politica

Fase 2, Zaia prova ad accelerare ma è legato ai tempi dello Stato

Il presidente leghista punta(va) ad anticipare la cosiddetta "Fase 2", ma è costretto ad attendere le indicazioni di governo e prefetture

Fase 2, Zaia prova ad accelerare ma è legato ai tempi dello Stato

Luca Zaia ha provato a schiacciare il piede sull'acceleratore, con il fine ultimo di far ripartire il prima possibile il suo Veneto, "locomotiva d'Italia". Il governatore leghista, infatti, aveva annunciato la fine del lockdown, così da riaprire le porte di case e soprattutto le imprese e le fabbriche della sua regione. Ma dopo aver annunciato la nuova ordinanza regionale per dare il "la" alla tanto agognata "Fase 2", ha dovuto fare i conti con il freno a mano tirato dallo Stato. Visto che solo il governo e le prefetture, con i rispettivi tempi (lenti) possono dare il via libera a famiglie e imprese.

L'esponente di punta del Carroccio, leader veneto dal 2010, è stato costretto allora a frenare e a fare retromarcia, adottando una linea un po' più prudente: "La tragedia non è conclusa, e sono molto preoccupato che qualcuno possa pensare che sia già finita…", le sue parole riportate dal Corriere della Sera, a testimonianza di come Zaia si sia trovato obbligato a un atteggiamento ancor più prudenziale. "Ci sono molte imprese di tutti i settori, dal metallurgico all'abbigliamento, disponibili a rilevare la temperatura ai dipendenti tre volte al giorno, a dotarli di mascherine e guanti, a far rispettare la distanza di sicurezza e l'igiene delle mani", ha detto il presidente in un primo momento, per poi correggere il tiro: "Non compete alla Regione riaprire le imprese, così come le scuole. E non è uno scaricabarile. Non possiamo permetterci una nuova accelerazione del coronavirus".

La giunta Zaia, comunque, può portarsi avanti nel lavoro, iniziando a (pre)scrivere le norme di sicurezza che cittadini e lavoratori veneti dovranno seguire nel prossimo futuro.

Nell'ordinanza che il Veneto si appresta a redigere ed emanare, dunque, non ci potrà essere alcun contenuto che vada a permettere le attività commerciali e i siti produttivi a tirare su le serrande e ad aprire i cancelli, visto che – come già detto – è compito e potere esclusivo del governo e delle prefetture, che hanno appunto la parola in materia di permessi ed eventuali deroghe.

Però il Veneto da solo, senza dover attendere lo Stato, può portarsi avanti, per esempio, come sottolinea il Corsera, "estendendo l'interpretazione delle norme e consentire di tornare al lavoro a quanti adotteranno adeguate misure di prevenzione", come il distanziamento sociale di almeno un metro, le mascherine e tutti i dispositivi di protezione sanitaria individuale, termo-scanner per rilevare appunto la temperatura corporea. Ciò detto, comunque, l'ordinanza è in fase di stesura e potrebbe arrivare anche la prossima settimana.

Le parole di Zaia

"Abbiamo lavorato per l'ordinanza. Sta mattina abbiamo limato cercando di fare una cosa equilibrata e rispettosa del primo obiettivo che è la salute dei cittadini, ai quali dico: guardiamoci virtualmente negli occhi. L'emergenza non è finita. L'ordinanza seppur concessoria sotto alcuni aspetti, mi impone di dire che non va vissuta come se l'emergenza fosse finita", ha dichiarato in mattinata, nel giorno di Pasquetta, il governatore Zaia, così come riportato da LaPresse. Il presidente del Veneto a poi elencato i numeri relatvi al coronavirus: in regione i positivi sono 14.252, gli individui in isolamento domicilare 17.902, mentre i ricoverati con 1427 di cui 245 in terapia intensiva.

"Aprire o chiudere aziende non compete alla Regione: deve essere chiaro", ha dichiarato infine Zaia.

Commenti