Cronache

Giardiniera presa di mira dagli ultras allo stadio. Esplode la polemica

Fa discutere il coro sessista scandito da un gruppo di ultras, allo stadio Marassi di Genova, all'indirizzo di una giardiniera impegnata col tagliaerba in campo prima della partita Sampdoria-Inter

Giardiniera presa di mira dagli ultras allo stadio. Esplode la polemica

Tra le centinaia di messaggi che ogni giorno animano le chat dei tifosi di calcio, in tutta l'Italia, nei giorni scorsi è rimbalzato un video destinato a diventare virale. Si vedeva una giovane donna impegnata con il tagliaerba sul prato di Marassi, lo stadio di Genova, il giorno della partita tra Sampdoria e Inter. La ragazza, mentre lavorava poco prima dell'inizio del match, veniva bersagliata da alcuni cori sessisti scanditi a gran voce dagli ultras. "Lascialo stare il tagliaerba te la rasiamo noi", questo il testo del coretto, urlato a gran voce con tanto di mani e tamburi battuti a tempo. C'è chi ha parlato di normale goliardia, chi di scherzo innocuo, chi si è scandalizzato e rammaricato per la ragazza.

L'avvocato Cathy La Torre, specializzata in diritto antidiscriminatorio, commenta in questo modo la vicenda, come riporta GenovaToday: "Lei sta lavorando mentre quegli uomini sono allo stadio per divertirsi e intonano cori sulla sua vagina. Cori che vengono definiti 'scherzosi' e 'goliardici', al pari di tanti siti di sport che usano la stessa parola 'goliardia'. Perché certo, è goliardico no? Divertente. Le matte risate. Per chi canta". E prosegue: "Sarebbero stati dello stesso parere se al posto di quella ragazza ci fosse stata una loro figlia o sorella o fidanzata o mamma. Anzi, loro stessi. Che mentre lavorano, sentono cori di migliaia di persone sul proprio buco del c.... O sulle piccole dimensioni del proprio pene. Bello? Goliardico...".

A chi è capitato di frequentare gli stadi non sarà sfuggita una cosa: sono luoghi dove, per certi versi, cadono le inibizioni. Si canta, si dicono parolacce (e non solo), si arriva persino a esultare se qualcuno si fa male, scandendo cori folli come "devi morire". Solo a pensare che una mente umana sana di mente possa arrivare a dire certe cose ("devi morire" a un giocatore che si fa male giocando a calcio) fa venire il voltastomaco. Eppure lo stadio è (anche) questo. Non è certo un luogo di persone educate. O meglio, ci sono tantissime persone educate, serie e oneste, ma su quei gradoni riemerge, chissà perché, la tribalità dell'uomo della giungla. E finché tutto si limita ai coretti stupidi e persino agli insulti, niente di troppo grave. Pensate un po' che fino a non molto tempo fa ci si ammazzava per una partita. E lo stesso avverrebbe ancora oggi se non ci fossero i controlli delle forze dell'ordine, la separazione rigida tra le opposte tifoserie e mille altre regole che, in un mondo normale, non dovrebbero essere necessarie, trattandosi di sport e non di guerra.

Ecco perché quel coretto all'indirizzo della ragazza (che un po' sorrideva anche se non per divertimento) non ci scandalizza più di tanto. Ci piacerebbe un calcio diverso e sicuramente un atteggiamento più maturo da parte dei tifosi. Ma come fare a cambiare le loro teste? Forse non guasterebbe riempire gli stadi di bambini, distribuendo migliaia di biglietti gratis ai ragazzi delle scuole. Qualche club in passato ci ha provato. Secondo noi sarebbe bello (e utile) continuare su questa strada.

La gioia e i sorrisi dei più piccoli sarebbero utilissimi a sdrammatizzare le tensioni e a riportare il calcio alla sua corretta dimensione, quella di un gioco per divertirsi e divertire il pubblico.

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