"Cinque anni fa mi hanno lanciato addosso della birra. Cinque anni fa mi hanno chiamata nera disgustosa. Cinque anni fa sono stata evitata, ignorata e derisa. Cinque anni fa un Paese mi ha portato a odiare me stessa. Dopo cinque anni, sto tornando". Con queste parole Nicole Philip, giornalista di colore del New York Times ha raccontato la sua esperienza da studentessa a Firenze nel campus della New York University.
"Un amico si sposerà in Italia e rimetterò piede nel luogo che ha lasciato una profonda cicatrice nel mio cuore", spiega Nicole in un articolo intitolato "Il mio personalissimo assaggio del razzismo all'estero". La giornalista del Nyt descrive la propria delusione di non aver potuto"vivere una bella storia d'amore" apprezzare l'arte e il cibo italiano così come avevano fatto i suoi coinquilini. "Non avevo idea di cosa volesse dire essere una ragazza nera fuori dagli Stati Uniti", scrive con rammarico. "Trascuravo una differenza cruciale: loro erano bianchi, io un'afro-americana", aggiunge. Gli appellattivi che le avevano affibbiato i fiorentini erano i soliti:"Michelle Obama, Rihanna o Beyoncé". Ma non solo. Quando si fermava per chiedere indicazione, scrive, la gente la scambiava per una mendicante e "i venditori di souvenir di piazza Duomo mi gridavano cioccolata".
Un'immagine dell'Italia che, probabilmente, è un po' stereotipata e non corrisponde esattamente alla realtà, ossia quella di un Paese che in questi ultimi 7 anni ha accolto migliaia di migranti e profughi e che è noto per la sua ospitalità verso i turisti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.