Il giudice tiene in vita Celeste (per ora)

La piccola può sperare ancora. Un provvedimento urgente ordina all'ospedale di Brescia di continuare le iniezioni (almeno) fino alla prossima settimana

Venezia - Piepaolo Carrer esce dal tribunale e tira un sospiro di sollie­vo. Un piccolo passo per la sua bambina è stato fatto. Non è defini­tivo, si dovrà aspettare l’udienza del 28, ma almeno si parte. Si va avanti. Sembrava che per la picco­la Celeste, la bimba a cui è stata so­spesa la cura a base di cellule sta­minali adulte, si prospettasse una nuova settimana di passione. In­vece il giudice del lavoro di Vene­zia, Margherita Bortolaso, ha di­sposto una infusione di staminali, prelevate dalla mamma, in via d’urgenza.
Secondo i medici che assistono la piccola infatti l’atrofia muscola­re spinale di cui soffre la piccina potrebbe tornare a progredire. Da quando invece la bimba aveva co­minciato a essere sottoposta alle «cure compassionevoli» presso l’ospedale di Brescia le sue condi­zi­oni erano migliorate consenten­dole di sopravvivere bel oltre il li­mite dei 18 mesi, età dove la malat­tia di prassi prende totalmente il sopravvento, e di cominciare a muoversi.
Il giudice veneziano ha dispo­sto il rin­vio in attesa di ulteriore do­cumentazione che dovrebbe arri­vare da Brescia.
Soddisfatto, il pa­pà di Celeste, commenta: «Speria­mo che sia solo la prima apertura, la prima notizia positiva in questa vicenda - ha detto-. Ne ero sicuro perchè avevo già notato in udien­za l’attenzione con la quale siamo stati ascoltati».
Soddisfatto anche Fabrizio Cic­chitto, presidente dei deputati del Pdl: «Celeste è in pericolo quoti­diano di vita e sarebbe stato abo­minevole perdere giorni preziosi per la sua cura».
L’ordinanza dell’Agenzia del Farmaco, pubblicata lo scorso maggio e basata sull’ispezione dei Nas e degli ispettori dell’Aifa nell’ospedale bresciano, defini­sce il laboratorio «assolutamente inadeguato sia dal punto di vista strutturale sia per le cattive condi­zioni di manutenzione e pulizia, pertanto non garantisce la prote­zi­one del prodotto da contamina­zioni ambientali
».Pronta la rispo­sta dell’Azi­enda Ospedaliera Spe­dali Civili di Brescia che in una no­ta si dice «convinta della correttez­za del proprio operato, nonchè dell’assoluta idoneità delle pro­prie strutture». Ricevuta l’ordi­nanza del giudice del lavoro del Tribunale di Venezia, l’Ospedale Civile di Brescia si è attivato già dalla mattinata di ieri per verifica­re­la possibilità concreta di ripren­dere la terapia di Celeste in breve tempo.Bisogna ricostituire l’equi­pe, spiegano dall’ospedale bre­sciano, e riprendere i contatti con Stamina Foundation onlus per­chè preparino la strumentazione necessaria. L’ospedale brescia­no, poi, fa sapere di aver proposto un ricorso al Tribunale Ammini­strativo Regionale per la Lombar­dia, «affinchè sia accertata l’illegit­timità del provvedimento dell’Ai­fa », che il 15 maggio aveva interrot­to i programmi di terapie «com­passionevoli » con cellule mesen­chimali.

Un provvedimento, dico­no agli Spedali Civili, «risultato al­tresì gravemente lesivo dell’im­magine aziendale e fonte di ingiu­stificato allarme presso i pazienti che ricorrono ai numerosi servizi dell’Ospedale».

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