Coronavirus

La "giungla" dei protocolli per poter riaprire i negozi

Da tavoli distanziati e mascherine, ai menù digitali: le proposte per la riapertura di ristoranti e negozi contenute nei protocolli allo studio

La "giungla" dei protocolli per poter riaprire i negozi

Negozi di abbigliamento, bar e ristoranti. Sono gli esclusi dalla riapertura del 4 maggio e, per alzare le saracinesche, dovranno aspettare ancora qualche settimana. Per garantire la sicurezza e contenere i pericoli di contagio, imprese, Inail e task force sono al lavoro per stilare protocolli specifici che accompagneranno la riapertura.

Un documento è già pronto, altri sono in costruzione e le discussioni sulle modalità da adottare iniziano già a farsi sentire. Un metro di distanza tra i tavoli, mascherine a personale in sala e in cucina, accessi differeziati e pagamenti al tavolo sono alcune delle misure previste per i ristoranti e i bar. Le proposte sono contenute in un protocollo stilato da un gruppo di lavoro organizzato dalla Federazione italiana dei pubblici esercizi (Fipe), con la supervisione di alcuni esperti. Si tratta di 35 pagine, in cui sono contenute le possibili misure di sicurezza da mettere in atto alla riapertura di bar, ristoranti e servizi di catering.

Secondo quanto riporta il Messaggero, nella bozza di un protocollo di Fipe e Confcommercio, si legge che "il personale, prima dell' accesso al luogo di lavoro si sottoporrà al controllo della temperatura corporea. Ciò al fine di evitare preventivamente il diffondersi del virus nell'ambiente di lavoro, e, nel caso in cui venga riscontrato un contagio, per riuscire a tracciare i contatti avuti dalla persona infetta e poter efficacemente predisporre le misure di prevenzione. Se tale temperatura risulterà superiore ai 37,5°, non sarà consentito l'accesso ai luoghi di lavoro". La bozza prevede, inoltre, separazione di entrate e uscite, sistemi di prenotazione digitale per poter entrare nei negozi e dispenser con gel igienizzanti. Per i ristoranti e i bar si prevede anche l'adozione di menù digitali, consultabili sui dispositivi dei clienti o l'igienizzazione dei menù cartacei dopo ogni uso. Banditi gli appendiabiti comuni e il servizio al banco per i bar. Previste anche barriere in plexiglas nei luoghi in cui si concentrano i clienti e tra i vari tavoli, su richiesta.

La riapertura dei negozi di abbigliamento è prevista per il 18 maggio, mentre bar e ristoranti dovranno aspettare il primo giugno. Ma intanto le perdite per il settore sono enormi, secondo quanto ha riferito Fipe Confcommercio: "I nostri dipendenti stanno ancora spettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare, oggi apprendiamo che potremo riaprire dal primo di giugno. Significano altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate a 34 miliardi in totale dall'inizio della crisi".

Per quanto riguarda i negozi di abbigliamento, secondo il Messaggero, gli organi tecnici starebbero valutando la possibilità di far "prendere aria" agli abiti provati da un cliente per 8 ore, prima di permettere la prova a un altro cliente.

Ma, per il momento si tratta solo di un'ipotesi.

Commenti