Questa volta è arrivato con qualche minuto di ritardo. Si siede sul muretto di largo Caserta, a Gaeta, davanti al mare. Lo fa ogni giorno, da quando è iniziata l'estate, sta lì un po' di tempo, di solito mezz'ora, accanto a lei e parla, sorride, l'abbraccia, con la mano destra che le accarezza i fianchi, la vita. Ricorda. Laggiù ci sono gli scogli dove andavano a nuotare da ragazzi, quando ancora si poteva. Qualcuno dice che è solo un pazzo, lui da tempo ha smesso di ascoltare le voci che gli girano intorno. Non importa. L'amore ti fa vedere l'invisibile. Giuseppe, questo è il suo nome. Settantadue anni, pensionato, tre figli adulti, ormai di mezz'età. La ragazza che oggi giorno accompagna al mare è sua moglie. È morta sette anni fa. Quello che resta non è soltanto una fotografia.
Se guardi bene, a pochi metri dal mare, c'è un ristorante. Sull'insegna c'è scritto «Antica Pizzeria da Ciro», lungomare Giovanni Caboto. È qui dal 1923. Il proprietario si chiama Giorgio Moffa, Ciro Leone era suo nonno materno. Giorgio incrocia Giuseppe quando arriva al lavoro. Si guardano, si salutano, senza farsi domande. Qualche volta Giuseppe ha voglia di raccontare qualcosa di questa vita che se ci pensa troppo gli sembra davvero vuota. Solo che il suo amore non ha una data di scadenza. Chi ha detto che quello che non si vede non esiste più? Sono sette anni che va in giro con la sua foto e la porta nei luoghi dove sono già stati: i posti del cuore. È strano? Per gli altri. Per me, dice Giuseppe, è rivivere la mia vita.
Non sai perché un giorno ti viene voglia di raccontare questa storia. Non con le parole. Come fai a parlare di un amore che si dichiara infinito? Giorgio lo vede lì, con i bermuda, e due canottiere indossate una sopra l'altra, con la dignità di chi se ne frega del resto, e la mano che sorregge la foto in un abbraccio incorporeo. È una fotografia. Allora Giorgio scatta, in silenzio, uno, due, tre, quattro volte. Istantanea di un amore. Sceglie quella più bella e la pubblica su Facebook.
La rete è una sorta di mostro metafisico ghiotto di vita privata. Succede quello che Giorgio davvero non si aspettava. L'amore del signor Giuseppe viene notato da Raffaele Di Tucci, responsabile marketing del Comune. Ne aveva sentito parlare. La pubblica. La pubblica sulla pagina Facebook della città di Gaeta. Mi piace, mi piace, mi piace, condividi, commenta, condividi, mi piace. C'è tanta gente che ha voglia di credere nell'amore, quello senza tempo, che sfugge alla legge della precarietà. La riprendono i giornali on line di Gaeta, poi di Latina, poi se la scambiano su WhatsApp e rimbalza sulle tv e sui quotidiani nazionali. Eccola anche qui. Chi è quest'uomo? E perché non riesce a smettere di amare? Ti viene voglia di scappare dalla retorica oppure hai paura che sia tutto finto. La foto di un amore come un combattimento di wrestling. Non lo è. Giuseppe esiste davvero. C'è chi scrive di averlo incontrato anni fa con sua moglie, mano nella mano, a passeggio sul lungomare. C'è chi, professionista dell'odio, insinua dubbi: avrà dei sensi di colpa. Il cinismo fa parte del gioco. Se uno è innamorato del nulla o è folle oppure ha qualcosa da farsi perdonare. Compare un'altra foto, sullo stesso molo, questa volta scattata da mister Kearns, un turista americano. Qualcuno scrive che di Giuseppe ce ne sono altri. «L'ultima volta che sono stato al cimitero ho visto un signore che ha piazzato una sedia e si è messo a chiacchierare tranquillamente con la sua signora di fronte alla lapide». Qualcuno vede solo la schiena di un vecchio seduto davanti al mare. Giuseppe ha passato una vita a fare parlare gli altri. Quanti fili di chiacchiere ha aggiustato.
Ha lavorato per quarant'anni in una società telefonica, montaggio e manutenzione di cabine della Sip, quelle a gettoni, quelle che adesso non trovi più. Non è un buon motivo per escludere che non ci sia un telefono per l'aldilà.
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