Il premier Conte vuole prorogare lo «stato di emergenza» proclamato all'inizio della pandemia e in vigore fino a fine mese. In sostanza vuole continuare ad avere pieni poteri per altri cinque mesi durante i quali, come è accaduto nei precedenti sette, le sue decisioni non dovranno avere il via libera preventivo dal Consiglio dei ministri, cuore della democrazia, che in tempi normali è invece un organo collegiale. Da Conte a Re, non per stirpe, ma per auto proclamazione o, più esattamente, da Conte a Imperatore, modello Napoleone per intenderci. Non cingerà la testa con la Corona Ferrea come i re d'Italia e come Bonaparte quando nel 1805 si proclamò tale, ma con la Corona Virus. Anche il motto potrebbe essere più o meno lo stesso di allora: «Dio me l'ha dato, guai a chi me lo tocca».
È il sogno di tutti i leader: usare la democrazia per scalare il potere e poi, raggiunto l'obiettivo, sospenderla o limitarla per rimanere in vetta senza troppi problemi. Il Virus Corona, oltre ai corpi, infetta quindi anche le istituzioni. E non mi riferisco ai «pieni poteri» in sé, che in alcuni momenti sono necessari e giustificati perché i riti, le regole e i tempi della democrazia piena sono incompatibili con l'urgenza. Più semplicemente penso che oggi non ci sia nessuna urgenza: l'epidemia è sotto controllo, le Regioni hanno imparato la lezione e gestiscono autonomamente prevenzione e cura e una decretazione ordinaria appare sufficiente a fare fronte a eventuali «novità» che potrebbero presentarsi.
Non c'è più emergenza quindi, e in più non c'è data di scadenza. La paura che il virus potrebbe riapparire con forza è per l'appunto una paura: potrebbe accadere domani, tra sei mesi, tra un anno oppure mai. Che facciamo, restiamo in «stato di emergenza» a vita per soddisfare l'ansia di potere di Conte-Napoleone?
Non c'è emergenza, non c'è urgenza e, infine, non c'è necessità. Nel senso che non una delle decisioni prese in questi ultimi sei mesi da Conte in forza dei suoi poteri da imperatore ha dato gli esiti sperati, o quantomeno le poche efficaci, tipo il lockdown, sarebbero state sicuramente adottate anche per via ordinaria.
Non abbiamo nulla contro
gli imperatori, a patto che si dimostrino capaci. Per Conte-Napoleone, più che alla «campagna d'Italia», il Covid assomiglia a una Waterloo. Non dico Sant'Elena, ma Porto Cervo potrebbe essere un giusto finale di epopea.
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