Indagare, ma senza fare ritorno alla «repubblica giudiziaria». Commissariare la Lombardia? «Una sproporzione». Cambiare premier? «Non si cambia equipaggio nelle traversate, ma si può avere qualche dubbio sulle capacità di chi è al timone». Indicato più volte come possibile presidente della Repubblica, giurista e presidente emerito della Corte Costituzionale, a parlare è Sabino Cassese.
Caro professore, stiamo per uscire dalla fase uno per entrare nell'età delle task force?
«Sono di diverso avviso. Vedo con piacere il ricorso a esperti e forze sociali. Ricorda Einaudi? Conoscere per deliberare. Naturalmente, poi, occorre deliberare, e qui vedo qualche falla, molte contraddizioni, un procedere per continui aggiustamenti. Ma vogliamo anche aggiungere che la situazione è nuova, non eravamo preparati, gli uomini che ci governano sono a loro volta stati improvvisati come uomini di governo».
Qual è lo stato di salute del governo Conte?
«È lo stato di salute di un nocchiero di una nave nella tempesta. Marinai e viaggiatori si stringono a lui, anche se non sanno dove li porta, sperando solo che li conduca fuori dai marosi. L'equipaggio non si cambia durante traversate così difficili, anche se si può avere qualche dubbio sulla rotta e sulle capacità di chi è al timone».
Vincenzo De Luca secessionista. Luca Zaia centralista. Ritorniamo agli Stati preunitari?
«Ha toccato un punto davvero centrale: l'assenza di coesione delle istituzioni, tanto più visibile in quanto c'è stata tanta coesione nella società. Ero stato un sostenitore del presidenzialismo locale. Mi sto ravvedendo. Si sono creati potentati locali, a cui non si riesce a contrapporre un centro che sappia essere sia centro, sia simbolo di unità nazionale».
Dobbiamo fare tracciare ogni nostro spostamento?
«I nostri costituenti temettero di dovere regolare in generale le situazioni di eccezioni e, saggiamente, stabilirono regole ed eccezioni per ognuna delle libertà e dei diritti. Purtroppo, il tracciato costituzionale non è stato seguito dal governo. Quando tutto sarà finito (i poteri speciali finiscono il 31 luglio), bisognerà fare una riflessione su quello che è accaduto. Si sono dimenticati i limiti disposti dalla Costituzione alle misure che interferiscono con le libertà fondamentali».
Intervento massiccio dello Stato nell'economia. Può essere l'unica soluzione il reddito di emergenza?
«Gli interventi economici si muovono in due direzioni: elargizioni e innalzamento di barriere per impedire acquisti di aziende italiane da parte di stranieri. Le prime sono solo anticipazioni che lo Stato fa e che pagheremo noi. Tutto ciò che viene distribuito comporta indebitamento dello Stato, che pagheremo noi stessi nel tempo (immagino per un ventennio o un trentennio, se non più a lungo). Le barriere sono un segno di debolezza».
«Mani pulite sul Trivulzio» è un errore giornalistico o c'è voglia del grande processo alla Lombardia?
«Le procure procedono su denuncia dei familiari di coloro che sono deceduti. Spero che, se ci sono stati errori, i gestori pubblici vogliano correggere la rotta. Altrimenti ritorniamo alla Repubblica giudiziaria, all'État de justice che si sostituisce all'État de droit, su cui lo storico del diritto francese Jacques Krynen ha scritto tre importanti volumi».
Commissariarla?
«Non lasciamoci andare a reazioni sproporzionate. L'agenda per il futuro comprende altro: in primo luogo, una revisione del rapporto ospedali-territorio in Lombardia e un riequilibrio del rapporto centro-periferia nel Servizio sanitario, in modo che sia davvero nazionale (come dispone la legge) e non confederale».
Non è curioso che un uomo di diritto si sia reso protagonista di un eccesso mediatico e di leggi d'urgenza?
«L'urgenza è stata cattiva consigliera. Ha indotto a usare strumenti sbagliati, a dare indirizzi contraddittori o poco chiari, ad eccedere nelle comunicazioni al pubblico, a non dare le informazioni rilevanti. Invito tutti a paragonare ai discorsi dei nostri governanti le accurate e sintetiche informazioni date dalla cancelliera tedesca».
La politica ha ancora spazi?
«Politica vuole dire prospettare
futuri possibili, indicare obiettivi e individuare mezzi, costruire alleanze e raccogliere consensi. Sono cose che si possono fare anche con i tweet, ma dietro ci debbono essere idee, progetti, menti. Non ne vedo in giro».
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