Cronache

"Voi econazisti dovete finirla...": la rabbia di Jovanotti

Dopo le polemiche, il cantante ha replicato a tutte le accuse che gli sono state mosse nelle ultime settimane per i Jova Beach Party

"Voi econazisti dovete finirla...": la rabbia di Jovanotti

Dopo giorni di attacchi, Jovanotti ha deciso di replicare alle critiche per il suo Jova Beach Party che si avvia alla conclusione dopo un tour che ha toccato numerose spiagge in tutta la penisola. Il cantautore è stato molto chiaro nel suo intervento social: niente lavoro in nero al Jova Beach Party né greenwashing. Jovanotti non si è limitato a un post ma ha realizzato una diretta per i suoi follower per replicare punto per punto alle accuse che gli sono state mosse. Il cantante in questi giorni si trova a Fermo, dove domani salirà nuovamente sul palco, e ha voluto fare il punto con chiarezza sulla situazione, respingendo accuse e sospetti, dopo il blitz dell'ispettorato del lavoro di Ascoli Piceno. Questione già chiarita ieri, immediatamente dopo la diffusione della notizia.

Nel suo intervento replica anche a chi punta il dito sui rischi per l'ecosistema e non usa mezzi termini dopo settimane di attacchi: "Se voi, econazisti che non siete altro, volete continuare ad attrarre l'attenzione utilizzando la nostra forza, sono fatti vostri. Il nostro è un progetto fatto bene che tiene conto dell'ambiente". Lo sfogo di Jovanotti è duro e senza troppi giri di parole, arriva all'indomani della diffusione della notizia della sospensione dell'attività per quattro ditte coinvolte nel mega-evento, per la presunta presenza di 17 lavoratori coinvolti nel progetto che sarebbero stati non in regola. Già nella serata di ieri la Trident, la società che da sempre produce e organizza i live di Jovanotti, aveva smentito il lavoro nero, parlando di "inadempienze formali" peraltro subito sanate. Notizia, questa, che ha trovato scarso risalto in confronto a quella del lavoro nero.

Su questo punto, Jovanotti non transige: "Il lavoro nero per me è una piaga enorme, una cosa molto seria. Lavoro con la Trident e Salvadori dal 1988, e da allora abbiamo fatto tournée grandi e piccole, discoteche, locali, bar, stadi e non abbiamo mai avuto una contestazione sul piano della legge del lavoro. Ma so che siamo nell'occhio del ciclone: il Jova Beach porta grandi eventi in piccole realtà mettendo in moto il livore locale e micro vendette in qualche modo politiche". Insieme a Jovanotti, nella diretta c'era anche Maurizio Salvadori della Trident, che ha spiegato: "Si tratta di un'accusa veramente pesante, per chi cerca di lavorare sempre al meglio: non esiste lavoro nero al Jova Beach Party, può esistere qualche infrazione formale. Ci hanno dato 1400 euro di multa perché non avevamo transennato l'area del cantiere, in una parte mancava il nastro bianco e rosso, probabilmente si era strappato, e pagheremo". Quanto ai 17 lavoratori non in regola, "le tre società interessate hanno oblato in dodici ore, sono risultate in norma e stanno lavorando nel cantiere, anche i 17 lavoratori sono qui e stanno lavorando". Tutto chiarito, quindi, ma non per il cantante, che ha voluto buttare fuori tutta la rabbia accumulata nelle scorse settimane.

Jovanotti non esita a parlare di killeraggio nella diffusione della notizia, evidenziando una profonda ferita per quanto accaduto: "Sappiamo come funzionano certe notizie: un'agenzia che esce alle 19 è fatta apposta per non dare il tempo di replicare, è un modo per provare a farti male, una tecnica collaudatissima che si utilizza perché poi, il giorno dopo, quando i giornali sono usciti, la replica è una notizia data due volte". Jovanotti non le manda a dire anche a chi parla di greenwashing, accuse rilanciate da diverse associazioni ambientaliste tra cui Italia Nostra: "Il Jova Beach Party non mette un pericolo nessun ecosistema, non devastiamo niente, le spiagge non solo le ripuliamo, ma le portiamo a un livello migliore di come le troviamo.

Il Jova Beach non è un progetto 'greenwash', parola che mi fa cagare così come mi fa schifo chi la pronuncia, perché è una parola finta, è un hashtag e gli hashtag sapete dove dovete metterveli".

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