Chi è l'arcinemico degli ayatollah nucleari

Da subito, le indagini di Grossi in Iran si sono concentrate sul vasto sforzo del Paese di arricchire l'uranio per aumentare la percentuale di U-235 radioattivo

Chi è l'arcinemico degli ayatollah nucleari

Una persona è responsabile dell'attacco di Israele all'Iran, che ha sfidato la gravità per colpire obiettivi lontani ed estremamente blindati, anche se l'aviazione israeliana non ha nemmeno un bombardiere con una gittata sufficiente: Rafael Mariano Grossi, direttore generale argentino dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica AIEA dal dicembre 2019.

I suoi predecessori, e in particolare Mohamed El Baradei, in carica dal 1997 al 2009, quando per la prima volta fu chiaro che gli sforzi nucleari dell'Iran erano finalizzati alle armi e non all'energia, erano diplomatici internazionali molto ben educati, che presentavano i rapporti dell'AIEA sull'Iran con un linguaggio molto sobrio, come se stessero descrivendo una ricerca puramente accademica.

I rapporti di Grossi erano completamente diversi. Prima dell'arrivo all'AIEA era un diplomatico, ma fin dall'inizio della sua carriera si era immerso in progetti tecnologici internazionali, acquisendo negli anni una grande competenza ingegneristica.

Da subito, le indagini di Grossi in Iran si sono concentrate sul vasto sforzo del Paese di arricchire l'uranio per aumentare la percentuale di U-235 radioattivo. Un obiettivo sospetto, dato che i reattori per l'energia «pacifica» possono funzionare con arricchimento zero e moderatori ad acqua pesante, oppure con un massimo del 5% di U-235. Poiché le infrastrutture necessarie per arricchire l'uranio sono estremamente costose, solo pochi dei trentuno Paesi che gestiscono reattori nucleari in tutto il mondo hanno mai arricchito l'uranio, limitandosi ad acquistarlo dalla fonte più economica, spesso la Russia, ma anche la Francia, il Regno Unito e il Kazakistan.

L'AIEA ha ispettori che indagano doverosamente sulle installazioni nucleari in tutto il mondo, che vengono loro mostrate volontariamente. Ma possono chiedere di visitare solo gli impianti nucleari che appaiono nelle fotografie satellitari liberamente disponibili. All'inizio del suo mandato, Grossi voleva visitarne uno in Iran: Parchin, circa quindici miglia a sud-est di Teheran, ma le sue richieste sono state costantemente rifiutate. I precedenti capi dell'AIEA sarebbero passati ad altro, ma per Grossi fu la svolta: aveva trovato il luogo in cui l'Iran stava progettando di assemblare la sua arma nucleare.

Da quel momento in poi, i suoi rapporti resero sempre più evidente che le enormi spese sostenute dall'Iran per alcune delle più grandi installazioni nucleari del mondo - l'edificio principale di Natanz ha una superficie di 2,7 chilometri quadrati per 50.000 centrifughe - erano chiaramente destinate alla produzione di massa di armi nucleari, parallelamente alla produzione di centinaia di missili balistici. Né l'India, né il Pakistan o Israele, tutti dotati di armi nucleari, hanno mai tentato qualcosa di lontanamente simile.

In seguito Grossi ha iniziato ad avvertire tutti che l'Iran sarebbe presto diventato una potenza nucleare e missilistica, pur essendo ancora governato da fanatici religiosi che perseguono la vendetta degli sciiti contro i sunniti di tutto il mondo per l'uccisione dell'ultimo discendente di Maometto a Karbala il 10 ottobre del 680, e per i quali la distruzione di Israele è la chiave per la supremazia sull'intero Medio Oriente.

Quando gli israeliani si sono resi conto che i leader dell'Unione Europea, della Gran Bretagna, della Francia, ma anche della Russia e della Cina, ignoravano i sempre più allarmati avvertimenti di Grossi circa l'imminente nascita di un Iran nucleare, così come aveva già fatto l'amministrazione Biden, hanno atteso l'intervento di Trump. Sono stati immediatamente rassicurati quando sono stati inviati alla base di Diego Garcia i bombardieri B.2, ciascuno in grado di distruggere anche Natanz.

Ma poi Trump ha incontrato la resistenza degli isolazionisti della sua stessa amministrazione, e lui stesso evidentemente non voleva iniziare il suo mandato con una guerra, così ha nominato un avvocato di New York senza alcuna esperienza in materia di Iran o nucleare per negoziare con Teheran. Un uomo così poco informato da accettare immediatamente il livello di arricchimento che Obama aveva negoziato, e che Trump aveva criticato con veemenza, giudicandolo troppo pericoloso.

È in quel momento che il governo israeliano - non solo Netanyahu, ma l'intera leadership del ministero della Difesa e il Mossad - ha capito che Israele avrebbe dovuto affrontare molto presto un Iran nucleare, che avrebbe dominato l'intero Medio Oriente: la minaccia strategica più importante, perché le armi nucleari di Israele sono sufficienti a scoraggiare un attacco.

Non restava che bombardare le colossali installazioni nucleari a grande distanza da Israele, il tutto senza poter schierare un solo bombardiere strategico: una missione apparentemente impossibile. Oltre all'immenso impianto di Natanz, altri obiettivi essenziali erano i grandi edifici della base di Parchin, non lontano da Teheran, dove sarebbe stata assemblata la bomba, l'impianto di esafluoruro di uranio vicino a Ispahan e altri ancora.

Il problema della portata e del carico era stato superato per la prima volta dall'aviazione israeliana nel 1967, quando aveva distrutto le forze aeree di quattro Stati arabi in un solo giorno con 60 caccia Mirage e poco altro... dopo anni di preparativi molto accurati. Copiando gli equipaggi delle corse automobilistiche di Formula 1, il personale di terra israeliano ha generato più voli in 24 ore di quanto sembri possibile. Questa volta sono state trovate altre soluzioni impossibili per il problema dell'autonomia, tra cui l'uso di aerei di linea vecchi di 65 anni convertiti in aerocisterne (la Boeing è in ritardo di anni nella consegna delle aerocisterne). Inoltre, solo Israele ha un missile lanciato in aria che diventa balistico (il «Rampage»), per guadagnare portata planando verso il bersaglio. Questo dovrebbe rendere impossibile la precisione, ma ancora una volta... E naturalmente ci sono anche gli israeliani a terra, compresi quelli che hanno ucciso i due massimi dirigenti militari iraniani. L'altro ieri, 12 giugno, Al Arabya ha pubblicato due servizi successivi su Hossein Salami, comandante delle Guardie rivoluzionarie.

Il primo riguardava l'avvertimento di Salami che la rappresaglia iraniana per qualsiasi attacco sarebbe stata «senza precedenti». La seconda, poche ore dopo, riportava la conferma della tv di Stato iraniana che Salami era stato ucciso.

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