È guerra legale fra la Ong e il governo: Humanity presenta ricorso al Tar

Com'era da aspettarsi, la nave Ong battente bandiera tedesca si rifiuta di lasciare il porto di Catania senza aver fatto sbarcare tutti i migranti a bordo. Presentato il ricorso al Tar di Roma

È guerra legale fra la Ong e il governo: Humanity presenta ricorso al Tar

La bufera era nell'aria già da oggi pomeriggio, quando la nave Ong Humanity 1, battente bandiera tedesca, non ha lasciato il porto di Catania dopo le operazioni di soccorso effettuate dalle autorità italiane.

Ben 144 dei 179 migranti trasportati a bordo dell'imbarcazioni sono stati fatti scendere, eppure ciò non è bastato a soddisfare l'equipaggio della nave, che fin da subito ha cominciato a protestare e a battere i piedi, parlando di "selezione inumana e illegale". A dare man forte alla Ong, naturalmente, tutti i vari rappresentanti della sinistra e gli irriducibili dei porti aperti. Soccorrere donne, bambini e fragili, dunque, non è stato sufficiente. La buona volontà, e la buona fede, del governo italiano è stata così ripagata: la nave non tornerà in acque internazionali, come invece era negli accordi. Anzi. Humanity ha appena presentato ricorso al Tar di Roma.

L'azione legale dell'Ong, del resto, era prevedibile. Sos Humanity ha presentato ricorso contro i provvedimenti del Governo perché, a suo dire, violerebbero "il diritto internazionale e italiano". Mirka Schäfer, Advocacy officer di Sos Humanity, spiega tutto in un comunicato ufficiale. "Un'operazione di ricerca e soccorso si conclude con lo sbarco dei sopravvissuti in un luogo sicuro. È illegale consentire lo sbarco solo a pochi eletti sopravvissuti. Inoltre, respingere tutti gli altri al di fuori delle acque territoriali nazionali costituisce una forma di respingimento collettivo e quindi viola sia la Convenzione europea dei diritti dell'uomo che il principio di non respingimento della Convenzione di Ginevra sui rifugiati", spiega la rappresentante della Ong. "144 persone precedentemente salvate da un'emergenza in mare sono state autorizzate a scendere a terra. Tuttavia, le autorità hanno rifiutato di consentire lo sbarco di 35 dei 179 sopravvissuti a bordo dell'Humanity 1. Hanno anche chiesto al capitano di ripartire dal porto con a bordo i 35 superstiti, cosa che domenica ha rifiutato di fare citando il diritto marittimo", ha aggiunto la Schäfer.

E da qui parte la levata di scudi. Pur avendo preso visione dell'ordinanza che reca le firme del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e del ministro della Difesa Guido Crosetto, l'equipaggio si rifiuta di lasciare il porto siciliano, disobbedendo alle regole italiane. "Non è stato assegnato un luogo sicuro per i sopravvissuti, come previsto dal diritto marittimo internazionale", si impunta la Ong.

"La selezione è avvenuta in condizioni arbitrarie e inadeguate", attacca anche Till Rummenhohl, Head of Operations. "36 dei sopravvissuti sono stati classificati dalle autorità come 'sani' e hanno dovuto rimanere a bordo. Dopo che gli è stato detto che non potevano sbarcare, uno di loro ha perso conoscenza, è crollato e ha dovuto essere prelevato da un'ambulanza. Da allora, 35 sopravvissuti rimangono a bordo dell'Humanity 1".

Insomma, via al ricorso al Tar. E non finisce qui.

Humanity ha infatti annunciato che "avvierà un procedimento accelerato davanti al tribunale civile di Catania per garantire che sia garantito il diritto dei richiedenti a bordo di accedere con urgenza a una procedura formale di asilo a terra. Sos Humanity richiede che tutti i 35 sopravvissuti possano sbarcare immediatamente dalla nave".

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