Il 20 ottobre 1973, come ritorsione per il loro impegno a favore di Israele nella guerra del Kippur, l'Arabia Saudita pose l'embargo petrolifero agli Stati Uniti e ai loro alleati europei. Gli Usa, infatti, si erano schierati militarmente a favore di Israele con un ponte aereo. L'Arabia Saudita e gli altri Paesi produttori del Golfo si vendicarono, creando una paurosa scarsità e un vertiginoso aumento del prezzo del petrolio. Il blocco della produzione petrolifera fu l'arma con cui colpirono l'alleanza occidentale.Oggi, anziché salire, il prezzo del petrolio precipita e all'origine c'è sempre una decisione dell'Arabia Saudita che non solo non riduce la produzione, ma immette nuovo petrolio sul mercato, provocando un vero crollo. Perché lo fa? Essa stessa ne ha un danno enorme perché deve aumentare il suo debito pubblico e danneggia tutti i Paesi che vivono di esportazioni, come Irak, Algeria, Venezuela, Nigeria e Angola. Perché allora agisce in questo modo? Anche oggi, come nel '73, ha un nemico da colpire? Sì, lo ha: la Russia, che, con il suo intervento armato e, soprattutto, con l'alleanza con l'odiato l'Iran sciita, ha rovesciato le sorti della guerra in Siria dove gli arabi sostenevano i sunniti e parteggiavano per il Califfato. Col prezzo del greggio ai minimi, la Russia - già colpita dalle sanzioni imposte dagli americani - si trova in difficoltà gravissime. E gli americani sperano che, di conseguenza, si ritiri dalla Siria, anche se sono consapevoli che, qualora lo facesse, ne risulterebbe un caos peggiore di quello libico.Ma la Russia non si ritirerà e l'Arabia Saudita dovrà cedere alle pressioni dell'Opec. Continueranno perciò le trattative per un cessate il fuoco in Siria, preludio alla divisione prima della Siria e poi dell'Irak fra sciiti, sunniti e curdi.
Mentre gli europei, stufi di essere la discarica delle guerre asiatiche e africane, daranno generosi contributi economici alla Turchia e alla Giordania per i profughi, ed aiuti alla Siria, all'Irak e ai curdi per le loro popolazioni, nell'attesa della grande opera di ricostruzione di questi Paesi devastati dalla guerra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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