Cronache

La guerra del Primitivo tra Puglia e Sicilia: "Non potete coltivarlo"

Interrogazione al ministro Bellanova su un decreto della Regione siciliana che autorizza nell'Isola la coltivazione del Primitivo, vitigno-simbolo pugliese

La guerra del Primitivo tra Puglia e Sicilia: "Non potete coltivarlo"

Se un'uva fa litigare due regioni. Accade in Puglia. E l'obiettivo di questa "mobilitazione" del mondo enologico pugliese è la Sicilia.
Oggetto del contendere è l'uva Primitivo, vitigno-simbolo in Puglia. La Regione siciliana, lo scorso agosto, ha autorizzato la coltivazione di quest'uva anche nei vigneti isolani. Niente di strano. Molte regioni spesso autorizzano varietà non autoctone. E tra l'altro il Primitivo si coltiva ormai da anni in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Sardegna e Umbria. Ma a Dario Stefàno, vicepresidente del Gruppo Partito Democratico al Senato ed ex assessore regionale all'agricoltura proprio in Puglia con l'ex presidente Nichi Vendola, la cosa non va giù.

Tanto che lancia un'interrogazione al ministro per le Politiche agricole Teresa Bellanova, che tra l'altro è pure pugliese. "È da considerare un abuso, una insopportabile mistificazione che offende le autoctonie, la storia produttiva e la tradizione di un intero territorio - scrive in una nota stampa Dario Stefàno - Ho depositato un'interrogazione urgente al ministro Teresa Bellanova perché si attivi al fine di rimediare ad un provvedimento varato dalla Regione siciliana che rompe quel legame tra storicità e produzione nei territori e di cui il vino è e deve continuare ad essere espressione. Con questa interrogazione, invito pertanto il ministro a dare urgentemente risposta non solo ai produttori pugliesi, ma all'intero sistema vitivinicolo italiano perché questo caso potrebbe creare un precedente pericolosissimo per la tenuta del valore delle autoctonie. Trovo, poi, altrettanto grave il silenzio assordante della Regione Puglia se, come immagino, è stata informata per tempo di questo pernicioso provvedimento".

La decisione della Regione siciliana di autorizzare gli impianti di Primitivo è stata ufficializzata nel 2019. In realtà l'Irvo, l'istituto regionale vite e vino di Sicilia, aveva iniziato già negli anni '90 la coltivazione di questo vitigno pugliese in forza di un progetto tra l'altro finanziato dallo stesso ministero. E lo confermano gli stessi uffici dell'Irvo. Il progetto, però, dopo una decina d'anni era stato accantonato e poi ripreso su sollecitazione di alcuni produttori siciliani che su questa uva avevano visto delle potenzialità. Per questo sono stati fatti alcuni impianti sperimentali (uno in un vigneto di contrada Biesina a Marsala in provincia di Trapani). Ed ecco perché la decisione di autorizzare la coltivazione con il decreto dell’agosto scorso.

Il Puglia il Primitivo è l'uva più diffusa. Solo il consorzio del Primitivo di Manduria coltiva 4.500 ettari con questa uva e ha un potenziale di produzione di 25 milioni di bottiglie. Senza considerare il consorzio del Primitivo Gioia del Colle che coltiva circa 150 ettari (ma sono molti di più se si considera l'uva che viene fatta con marchio Igt). Sull'argomento è intervenuto anche Assoenologi sezione di Puglia, Basilicata e Calabria: "Si tratta di un'azione fatta in sordina - sottolinea a Cronache di Gusto il presidente Massimo Tripaldi - La Sicilia ha inserito il primitivo nell'elenco dei vitigni autorizzati, dopo una sperimentazione di tre anni e punta al riconoscimento nella denominazione Igp Terre di Sicilia. È un'iniziativa puramente commerciale. Noi dobbiamo vigilare per escludere escatomage e glissare sugli attuali limiti. Siamo convinti sostenitori della tutela della storicità e territorialità dei vitigni, ne parliamo da anni, non avalliamo tale situazione, metteremo in campo ogni azione necessaria. È mancata una politica di tutela delle denominazioni occorre rivedere le strategie vitivinicole".

Per il presidente del consorzio Doc Primitivo di Manduria Mauro Di Maggio, "questa è un'uva che traina tutto il sistema vitivinicolo e turistico della Puglia. Faremo tutto il possibile e ci appelleremo presso gli organi competenti per far annullare questa disposizione". "Questa azione della Regione siciliana mette a repentaglio anni e anni di nostri sacrifici per valorizzare la storia, la cultura e le tradizioni della Puglia - dice Nicola Insalata, presidente dela consorzio Primitivo di Gioia del Colle - Non vorremmo che questa sia solo una manovra commerciale che non si giustifica e ci auguriamo che la regione Puglia metta in atto tutte le iniziative per bloccare questo decreto".

Intanto la Puglia del vino si compatta come non si vedeva da tempo. Hanno detto la loro, con una nota congiunta, oltre al consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria doc e docg e il consorzio Gioia del Colle doc, anche il consorzio del Salice Salentino doc, il consorzio di Brindisi e Squinzano doc, il consorzio dei vini doc e docg Castel del Monte, l’associazione nazionale Le Donne del Vino delegazione Puglia, il consorzio Movimento Turismo del Vino Puglia, Assoenologi Puglia Basilicata e Calabria, Cia-Agricoltori Italiani Puglia e la Confagricoltura Puglia. "Per noi questo provvedimento è inammissibile - scrivono Tale decisione offende la nostra storia. Il primitivo è un vitigno pugliese, espressione coerente del nostro territorio e delle nostre tradizioni vitivinicole. Inoltre, la sua affermazione commerciale che lo pone come prodotto traino dell’economia vinicola, agroalimentare e enoturistica regionale, è il risultato di decenni di sforzi e investimenti, sacrifici dei viticultori. E non possiamo tollerare che tale patrimonio sia sottratto". L'occasione è anche quella di fare luce sulla questione etichettatura di questo vino, e di un decreto datato 13 agosto 2012. Il mondo del vino pugliese chiede che venga modificata la norma in modo tale da impedire che il primitivo possa essere presentato nelle descrizioni secondarie di etichette riferite a vini rossi senza vitigno che provengono da Dop e Igp di altre regioni italiane. Inoltre, si eviterebbe che nell’elenco dei sinonimi vengano aggiunte delle varietà di viti che possono essere utilizzati nell’etichettatura e nella presentazione dei vini.

Colpisce una cosa, però. Il fatto che "l'attacco" pugliese sia rivolto solo alla Sicilia (e non alle altre reigoni che coltivano primitivo) e che arrivi dopo così tanto tempo dalla pubblicazione del decreto da parte della Regione siciliana. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha anche la delega all'agricoltura, finora non si è espresso.

C'è da ricordare che in Puglia si coltivano da anni vitigni "non autoctoni", ossia simbolo di altre regioni, come il Verdicchio (Marche), Lambrusco (Emilia Romagna) oppure Refosco (Friuli e Trentino) e nessuno ha mai contestato nulla.

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