La guerra vera sarà in Asia

"Non ha senso negoziare con la Russia finché non vediamo quanto terreno possiamo recuperare grazie alle nuove armi"

La guerra vera sarà in Asia

«Non ha senso negoziare con la Russia finché non vediamo quanto terreno possiamo recuperare grazie alle nuove armi», ha detto ieri il capo dei negoziatori di Kiev, congelando la speranza che gli ucraini, impotenti a contenere la lenta e progressiva avanzata russa nel Donbass, si sarebbero rassegnati a perdere il venti per cento del loro territorio. Poi qualcosa è successo: sono arrivate nuove armi capaci di far ripartire la controffensiva di Kiev e vedere fin dove i russi possono essere ricacciati. E poiché, come tutti i leader occidentali riconoscono, gli ucraini sono i soli a poter decidere se, quando e su che cosa negoziare, la sanguinosa partita riparte da zero perché i filmati del fronte militare mostrano di nuovo pesanti perdite russe in mezzi corazzati e uomini. Inoltre, i russi hanno un problema di rifornimento di munizioni.

Tutto ciò significa che le premesse del negoziato ci sono, ma manca una linea d'assestamento che possa essere considerata come punto di partenza, visto che anche i russi, purtroppo, insistono nel sostenere che la linea raggiunta dall'Ucraina non li soddisfa e che si deve aspettare la loro contro-controffensiva prima di trattare. Questo macabro duello nato da un'invasione fuori dai tempi ha distratto dalla vera minaccia di una possibile Terza guerra mondiale, che non è in Europa ma sullo scenario asiatico.

Mentre procede la feroce macelleria ucraina, la Cina spende fiumi di soldi per diventare la potenza militarmente egemone, con propositi imperiali dichiarati, costruendo una forza militare con armamenti micidiali e superiori a quelli americani. La posta in gioco è Taiwan, un'isola di democrazia liberale, ex colonia giapponese dal 1895, che costituisce il fortilizio da cui si domina il Mare Cinese del Sud che non appartiene alla Cina, come confermato dal tribunale dell'Aia. Inoltre, è un'isola da cui si estraggono materiali terrosi indispensabili per i chip di automobili, satelliti, armamenti e stazioni spaziali. Su quel mare passa più della metà dell'intero commercio mondiale e la Cina comunista, armata fino ai denti, ne pretende il controllo, e ciò costituisce un casus belli.

L'Occidente europeo, quindi, farebbe bene a rendersi conto di avere i propri confini minacciati in una parte del mondo presidiata oggi dal Giappone e dall'Australia, oltre che dal Vietnam comunista oggi curiosamente alleato degli americani. L'invasione russa dell'Ucraina purtroppo ha distorto la percezione globale della realtà, facendo temere che una Terza guerra mondiale possa scoppiare di nuovo in Europa, mentre la faglia dello scontro non è più quella che mette la Russia contro l'America ma l'altra, da cui si espande una potenza asiatica scatenata per ottenere con la forza un'egemonia su tutte le democrazie liberali, oltre che al controllo dell'Africa.

Si tratta di una potenza il cui presidente ha dichiarato di detestare la democrazia cui preferisce «l'armonia» somministrata dai reparti speciali e dai campi di rieducazione forzata come abbiamo già visto a Hong Kong e che farebbe di Taiwan l'agnello sacrificale.

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