Cronache

"Guerriglia come in Kurdistan". Il dossier choc sui no Tav

La relazione della polizia inchioda gli antagonisti e parla di vera e propria "guerriglia". Nel report catalogati anche "gli ordigni esplosivi" e gli strumenti utilizzati negli attacchi al cantiere

"Guerriglia come in Kurdistan". Il dossier choc sui no Tav

Petardi, bombe carta, "ordigni esplosivi" lanciati contro la polizia. Azioni mirate che negli anni si sono intensificate e affinate, assumendo i connotati di una vera e propria "guerriglia". Così, la mobilitazione contro la Tav in Valle di Susa è diventata "il principale terreno di scontro con lo Stato" da parte degli antagonisti. Lo scrive la stessa Digos in una relazione inviata all'autorità giudiziaria nell'ambito dell'inchiesta sul centro sociale Askatasuna, sfociata nei giorni scorsi nel rinvio a giudizio di 28 militanti. Nel loro report, le forze dell'ordine utilizzano espressioni chiarissime e inflessibili per descrivere le scene di violenza avvenute attorno ai cantieri della grande opera.

Nel corso del tempo - si legge infatti nella relazione di polizia - gli antagosti hanno utilizzato "tecniche di guerriglia mutuate verosimilmente anche da altri territori di conflitto bellico (vedi il Kurdistan) e adattate al particolare contesto boschivo". Il dossier individua poi "gli ordigni esplosivi" e gli strumenti utilizzati nel corso degli attacchi al cantiere; tra di essi, anche un particolare dispositivo da lancio che per anni era stato un mistero per gli stessi investigatori. Il marchingegno in questione, soprannominato "sparapatate" dagli stessi attivisti No Tav, è stato definito dalla Digos "uno strumento artigianale equiparato a un'arma letale in grado di lanciare oggetti a lunga gittata a una velocità da proiettile".

Tale inquadramento, a quanto si apprende, è stato ottenuto dopo una serie di accertamenti tecnici effettuati nel tempo. Nel rapporto viene spiegato infatti che, "soprattutto negli anni fra il 2011 e il 2015", nel corso degli attacchi al cantiere del Tav "venivano riscontrati lanci di oggetti verso le forze di polizia di cui non si riusciva a capire da dove provenissero". A fare maggior chiarezza sul misterioso oggetto utilizzato dagli antagonisti sarebbe stata un'intercettazione del 4 maggio 2020. Nella conversazione, un militante di Askatasuna spiegava che il cosiddetto "sparapatate" era stato portato da "un tipo strano che veniva al campeggio, arrivava, parcheggiava lontano, scendeva a piedi nel bosco e stava sempre bardato".

Il dossier stilato dalla Digos evidenzia anche l'interesse degli attivisti verso il confezionamento di ordigni fai da te come il "tubo bomba". Tale oggetto, secondo quanto spiegato da uno degli indagati ai compagni, "è usato in Nicaragua, si mette un petardino o un petardone insieme a una biglia". E poi si colpisce. Nei giorni scorsi la situazione in Val di Susa era tornata a farsi rovente e non certo per le temperature estive. A San Didero, nel torinese, erano scattati nuovi scontri tra i manifestanti contrari al Tav e la polizia. Alcuni attivisti con il volto travisato avevano scagliato pietre e bombe carta contro gli agenti.

A quanto si apprende, tra i promotori della protesta ci sarebbe stato proprio il centro sociale torinese già al centro di una maxi-inchiesta.

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