Cronache

"Le ho regalato l'eroina. Io sono vivo, lei no": il racconto choc del fidanzato di Maria Chiara

Il 21enne Francesco Gnucci, tossicodipendente, racconta le ultime ore trascorse con Maria Chiara e spiega che la droga era un regalo per i 18 anni della giovane

"Le ho regalato l'eroina. Io sono vivo, lei no": il racconto choc del fidanzato di Maria Chiara

Forse è stata la voglia di provare emozioni forti con qualcosa di proibito e pericoloso oppure la folle e sconsiderata curiosità di seguire le orme di quello che era il suo fidanzato. Non si sa e forse non si saprà mai con assoluta sicurezza. Quel che è certo, però, è che il regalo tanto agognato per essere divenuta maggiorenne le è stato fatale. Non si trattava di un elegante accessorio personale, di un viaggio o di un’auto, come spesso accade per chi diventa maggiorenne: il presente ricevuto era della droga. Eroina, per la precisione. Sono bastati solo 20 euro per trasformare la festa per l’entrata nel mondo degli adulti di una ragazza alla tragedia per la fine di una vita troppo giovane bruciata in pochi secondi da quello che i più irresponsabili chiamano "sballo".

Ma di divertente nell’assumere tali sostanze non c’è nulla. E la storia di Maria Chiara Previtali lo insegna. Come un buco nero, il male inghiotte la vita. E se non si ha la forza di uscirne il destino è segnato. L’esistenza stravolta. Dai sorrisi alle lacrime, dalla tranquillità al dolore, dalla luce all’oscurità. E il dramma non è solo per chi cade nel tranello di un divertimento illusorio ma anche per la famiglia costretta spesso ad assistere il proprio caro consumarsi lentamente a causa di eroina o altre sostanze.

Come descrivono le amiche, i compagni di scuola e di kung fu e la preside del liceo Donatelli, l’istituto frequentato dalla giovane, Maria Chiara era "bella, altruista, sportiva, talentuosa". Ma tutto è cambiato quando la ragazza si era fidanzata con un ragazzo tossicodipendente abituale. A quel punto della solare e spensierata giovane non c’erano più tracce.

LA VERSIONE DEL FIDANZATO

Se chi è al tuo fianco ti porta sulla cattiva strada allora c’è ben poco da fare. Come racconta La Repubblica, Francesco Gnucci, il 21enne amante della studentessa, è scappato via da Amelia, città in provincia di Terni, con tutta la famiglia dopo le minacce e gli insulti ricevuti. Il suo avvocato, Francesca Carcascio, gli ha spiegato che la sua posizione si è fatta aggravata: il giovane prima era accusato di omissione di soccorso ora di omicidio preterintenzionale. Lui non nega nulla. Al telefono prova a discolparsi: "Non ho nulla da nascondere. Mi voglio difendere. È vero che faccio uso di sostanze stupefacenti ed è vero che quella dose di eroina a Maria Chiara l’ho fatta io. Lei aveva voglia di provare, l’ha voluto fare e io l’ho assecondata. Se non lo faceva con me l’avrebbe fatto con qualcun altro". Troppo facile scaricare la colpa. Ponzio Pilato dei tempi moderni.

Il 21enne, poi, continua nella sua dichiarazione. "Voglio sapere anch’io come è morta. Anch’io ho preso quella stessa roba e non mi è successo niente. Ho comprato una dose a 20 euro e l’ho divisa in due, una più piccola e una più grande. Ce la siamo fatti a Roma, poi siamo tornati, lei è andata a farsi un aperitivo con le amiche, e poi siamo stati qui a farci una birra e siamo andati a dormire". Gnucci spiega che la fidanzata la notte "aveva il respiro pesante, russava, ma era normale. Solo la mattina verso le 9 quando l’ho chiamata per andare al bar visto che a casa non c’era caffè ho visto che era bianca, l’ho trascinata in bagno e ho provato a rianimarla. Io non lo so se era viva, io non l’ho mai visto un morto. E poi ho chiamato il 118...".

IL DOLORE DELLA FAMIGLIA E DEI CONOSCENTI

Il papà di Maria Chiara, che lavora proprio al recupero dei tossicodipendenti alla Comunità incontro di Molino Silla, non usa mezzi termini: "È lui che me l’ha uccisa, l’ha circuita e ora mia figlia non c’è più e nessuno potrà restituirmela". La 18enne fino all’incontro con quello che considerava il suo amore conduceva una vita normale. Poi è subentrata una fragilità notata da tutti: dalla famiglia, dallo psicologo che la seguiva, dalla scuola.

La preside dell’istituto, Luciana Leonelli, è addolorata e arrabbiata per la tragedia: "Sento dire in giro: la scuola dov’era? Per Maria Chiara come per Flavio la scuola c’era, erano seguiti da me, dagli insegnanti, dalle famiglie, con un supporto. Ma non basta: quando vedo i ragazzi uscire dai cancelli mi tremano i polsi. Ho la sensazione di affidarli al vuoto. Vedo tanti genitori smarriti nella gestione della quotidianità e mi chiedo cosa c’è nel tempo libero dei loro figli. Chi è presente nella vita di questi ragazzi? E qual è la qualità del tempo libero che offre il territorio? La vita va riempita di persone e sentimenti. Se il tempo libero è solo movida, se l’unico punto di aggregazione è il muretto, attorno al muretto ci stanno quelli che vendono alcol e droga".

Le parole della dirigente scolastica non riguardano, in realtà, solo il dramma della 18enne. Per di più c'è da segnalare un tragico scherzo del destino. Il liceo scientifico Donatelli di Terni è lo stesso frequentato da Flavio, l’adolescente di 15 anni stroncato a luglio insieme all’amico Gianluca non da eroina ma da un mix letale. Solo un caso, è bene precisarlo.

Il sindaco, Laura Pernazza, ha una figlia della stessa età di Maria Chiara e non nasconde le sue preoccupazioni: "Ci si chiede sempre cosa si poteva fare e non si è fatto. Mi sconvolge la facilità con cui i nostri giovani, anche in un piccolo centro come Amelia, possono finire così: basta un amore sbagliato, un momento difficile. Ho chiesto al prefetto di convocare subito un comitato per l’ordine e la sicurezza". All’appuntamento sarà presente anche il procuratore Alberto Liguori che dice: "Troveremo i responsabili di questa morte atroce. Stiamo lavorando sulle piazze di spaccio, a Terni ma anche fuori, sui collegamenti tra Amelia e Roma. Ma mi chiedo: quanti altri casi dobbiamo vedere? Dopo la morte di quei due quindicenni cosa è cambiato? Nulla. Noi abbiamo fatto tutto quello che stava a noi, abbiamo arrestato più spacciatori vicino alle scuole che in qualsiasi altro posto, ma io faccio il chirurgo, posso togliere il tumore, ma delle metastasi devono occupare altri. Siamo disarmati. Ma di tutti questi soldi che arrivano dall’Europa, un rivolo per dare opportunità a questi giovani di provincia lo vogliamo prevedere?".

La droga è una brutta bestia, che sia eroina, cocaina o altro. Da irresponsabili è presentata come un modo per divertirsi, una scorciatoia per fuggire dalla quotidianità. La realtà è che queste sostanze sono un mostro che ti intrappolano in un labirinto di dolore.

È necessario tenere gli occhi aperti per evitare di chiuderli per sempre a causa del male travestito da bene.

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