Cronache

"Ho vinto anche per mio nonno che ha sconfitto il Coronavirus"

Il cremasco Andrea Gualdoni è il Miglior Sommelier AIS di Lombardia 2020. Dal lockdown al trionfo sul palco di Milano

"Ho vinto anche per mio nonno che ha sconfitto il Coronavirus"

“Quando ho sentito il mio nome mi sembrava di vedere un film, come se si stesse parlando di qualcun altro”. Andrea Gualdoni da lunedì scorso è il miglior sommelier della Lombardia targata Associazione Italiana Sommelier. Classe 1994, cremasco di Agnadello, ragioniere, Gualdoni ha superato in semifinale Marius Dumitru per poi battere in finale il bergamasco Stefano Berzi, già terzo classificato nel concorso nazionale “miglior sommelier d’Italia” del 2019. Era il primo palcoscenico per Gualdoni, che ha dimostrato una sicurezza da esperto. Per il presidente nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier Antonello Maietta “il concorso regionale lombardo è il segno della ripartenza della terra in cui nel 1965 è nata l’AIS. Possiamo riprendere le nostre attività in sicurezza con l’entusiasmo dei giovani che partecipano ai concorsi e di tutti i nostri sommelier che s’impegnano al massimo per la riuscita degli eventi. In Lombardia come in tutte le regioni italiane”. Per il presidente di AIS Lombardia Hosam Eleyoun “una finale di concorso tra un cremasco e un bergamasco rappresenta al meglio lo spirito dei lombardi, che non si arrendono mai, nonostante questi mesi così difficili. Grazie a tutta la squadra dei sommelier che hanno lavorato per rendere possibile la nostra ripartenza nel pieno rispetto dei protocolli anti-COVID”.

Allora Gualdoni, miglior sommelier di Lombardia 2020, che emozioni per questa vittoria?

“Ero felice, non me l’aspettavo. Ma non è stata un’esplosione, me la sono centellinata come si fa quando si degustano i grandi vini. Ci speravo, ci credevo, ma non pensavo di farcela alla prima partecipazione”.

Come hai vissuto da cremasco il coronavirus? Le province di Cremona, Lodi e Bergamo sono state tra le più colpite in Europa…

“Mio nonno materno agli inizi di marzo è stato ricoverato in ospedale a Melegnano. Non l’hanno intubato, ma se l’è vista brutta davvero. Una notte ci hanno chiamato, pensavano fosse sul punto di morire. Poi ce l’ha fatta e l’hanno trasferito a Crema per la riabilitazione. A maggio è uscito dall’ospedale, ieri ci siamo bevuti un caffè insieme e ha detto che vuole venire a vedere la finale di Miglior Sommelier d’Italia a dicembre. È stato un periodo tremendo, i contagi che crescevano, la paura, lo smarrimento, non sapere cosa sarebbe successo il giorno dopo”.

Durante il lockdown hai studiato?

“Sì, a parte i giorni in cui mio nonno lottava in ospedale contro il coronavirus. Ma ancora non pensavo al concorso. Studiavo ciò che mi piaceva, i vini bianchi fermi, Germania, Austria, Sudafrica. Proprio per il piacere di conoscere. E poi ho passato il secondo livello del WSET, la più alta certificazione internazionale per sommelier”.

Quando hai deciso di diventare il sommelier?

“Una sera ero fuori a cena, ho bevuto un vino e mi si è accesa la curiosità. Nel 2017 ho iniziato a frequentare il corso per sommelier a Lodi. I primi due corsi li ho fatti mentre lavoravo al supermercato”.

Al supermercato che lavoro facevi?

“Curavo la corsia delle bevande, e anche lì vedevo tutti i giorni molte bottiglie di vino. Spesso consigliavo i clienti. Man mano che andavo avanti negli studi, acquisivo nuove consapevolezze”.

Finito il corso diventi sommelier e cosa succede?

“Agli inizi del 2019 mi metto il tastevin al collo. Tramite un mio maestro dell’AIS ho trovato una possibilità in un ristorante di Milano e da allora sono sommelier di sala”.

Come ti ha aiutato arrivare già da un contesto di vendita?

“Non ne sono consapevole, certamente avrà influito. Ma quando ero 18enne ho fatto il cameriere a Capralba, un paese vicino al mio. Ed in quelle occasioni ho affinato il rapporto con il pubblico, con la clientela”.

Perché hai deciso di partecipare al concorso?

“Il dirigente della scuola concorsi per sommelier della Lombardia Luisito Perazzo mi ha spinto a studiare per cimentarmi in questa prova. Avevo freschi gli studi per il corso da sommelier e mi sono buttato”.

Sei fidanzato?

“No, ma non sono in cerca spasmodica. Anche perché a casa ho due donne, mia madre e mia sorella alle quali sono molto affezionato. Certo, se capita, ho 26 anni, non mi tiro certo indietro”.

Qual è il tuo vino preferito?

“Il verdicchio delle Marche mi piace molto, anche come zona. Ma mi piacciono anche il Collio e il Lugana.

Magari da stappare in compagnia a lume di candela, perché no?”.

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