Cronache

I 18 killer segnalati e lasciati liberi di colpire

Da Charlie Hebdo al London Bridge, tutti sapevano vita, morte e miracoli degli attentatori. Perché non li hanno fermati?

I 18 killer segnalati e lasciati liberi di colpire

Di primo acchito verrebbe ironicamente da considerarli «Bravi Ragazzi», come nella pellicola di Scorsese. Poi però ci si imbatte nella dura realtà di un terrorismo agevolato nel compimento dell'atto criminoso da incomprensibili leggerezze di investigatori e inquirenti.

Dal massacro di Charlie Hebdo, fino ad arrivare a quello del London Bridge, tutti sapevano vita, morte e miracoli dei 25 attentatori, ma a posteriori, a crimine commesso o a mattanza avvenuta. Tutti sono finiti nella rete degli 007, dell'Interpol, delle Intelligence internazionali, ma non si è mai fatto nulla (o quasi) per metterli nelle condizioni di non delinquere. Nei dodici attentati che dal 7 gennaio del 2015 a oggi hanno insanguinato l'Europa, provocando 352 vittime, tutti e 25 i miliziani dell'Isis avevano giurato fedeltà al Califfato molto prima di perpetrare le loro azioni mortali. Alcuni di loro erano stati arrestati per essere rilasciati pochi giorni dopo, altri segnalati, altri ancora avevano il divieto di spostarsi all'estero, ma facevano la spola tra Europa e Siria con disarmante facilità.

CHARLIE HEBDO E MARKET KOSHER (PARIGI) 7-8.1.2015

Amedy Coulibaly e Cherif Kouachi

Amedy Coulibaly: nel dicembre del 2013 viene condannato da un tribunale francese a cinque anni di carcere con l'accusa di traffico d'armi. Tuttavia viene rilasciato pochi mesi dopo, nel marzo del 2014, e da allora mai più controllato.

Cherif Kouachi: nel 2008 viene condannato a 3 anni di prigione perché accusato di aver assoldato combattenti estremisti da inviare in Irak. Venne scarcerato nel 2009 e mai più controllato dalle forze dell'ordine francesi.

BAR E SINAGOGA (COPENHAGEN) 14.2.2015

Omar Abdel Hamid El-Hussein

Omar Abdel Hamid El-Hussein: già noto alla polizia e ai servizi di sicurezza danesi per violenze e possesso di armi illegali, era uscito di prigione il 30 gennaio 2015 per buona condotta. L'attentato al Krudttønden café aveva come obiettivo il disegnatore svedese Lars Vilks, nel mirino dei fondamentalisti per le sue vignette a sfondo religioso. Il secondo attacco, alla sinagoga Krystalgade, nel centro della capitale danese. Il bilancio finale del doppio attacco terroristico è stato di due morti e 5 feriti.

MUSEO DEL BARDO (TUNISI) 18.3.2015

Nourredine Chouchane

Nourredine Chouchane: dopo aver vissuto in Italia tra il 2007 e il 2011, Chouchane si era trasferito in Belgio. L'Interpol l'aveva segnalato come affiliato al gruppo salafita Sharia 4 Belgio. Nessuno tuttavia ha preso alcun provvedimento. Chouchane era la mente dell'attentato al Bardo e il carceriere dei tecnici italiani della Bonatti, rapiti in Libia. Nell'assalto al museo di Tunisi sono morte 24 persone, tra cui 21 turisti, un agente delle forze dell'ordine e due terroristi, e altre 45 sono rimaste ferite.

SAINT DENIS E BATACLAN (PARIGI) 13.11.2015

Abdelhamid Abaaoud e Salah Abdeslam

Abdelhamid Abaaoud: il suo nome compare in tutti dossier dell'antiterrorismo belga e francese. L'intelligence transalpina sapeva che andava e tornava dalla Siria, ma dopo un paio di interrogatori non è stato preso alcun provvedimento.

Salah Abdeslam: più volte arrestato dalle autorità di Bruxelles per vari reati. In una chiavetta usb sequestratagli nell'agosto del 2015 c'erano le prove dell'imminente attentato, ma il contenuto venne visionato soltanto dopo la strage del Bataclan.

ZAVENTEM E MAELBEEK (BELGIO) 22.3.2016

Terroristi Zaventem Bruxelles

Mohamed Abrini: aveva partecipato agli attacchi di Parigi il 13 novembre. La polizia belga l'aveva perso di vista, nonostante i viaggi in Siria.

Najim Laachraoui: nel marzo del 2014 venne emesso un mandato di cattura internazionale. Eppure viveva a Schaerbeek, a Bruxelles.

Ibrahim el-Bakraoui: condannato per aver sparato contro la polizia dopo una rapina nel 2010. Era conosciuto come radicalizzato.

Khalid el-Bakraoui: condannato a cinque anni nel 2011. Nei documenti degli inquirenti si fa riferimento alla sua radicalizzazione.

PROMENADE DES ANGLAIS (NIZZA) 14.7.2016

Mohamed Lahouaiej-Bouhlel

Mohamed Lahouaiej-Bouhlel: non venne mai registrato come un soggetto a rischio per la sicurezza nazionale dalle autorità francesi. Eppure, un investigatore transalpino Francois Mulin, aveva ampia documentazione sull'adesione e il sostegno dell'attentatore allo Stato Islamico. I documenti risalgono al gennaio del 2016. Pochi mesi più tardi, nel luglio dello steso anno, il terrorista - a bordo di un tir - ha fatto strage sulla Promenade des Anglais di Nizza, uccidendo 86 persone e ferendone altre 302.

BREITSCHEIDPLATZ (BERLINO) 19.12.2016

Anis Amri

Anis Amri: l'Italia aveva firmato un decreto di espulsione dal Centro di identificazione di Caltanissetta addirittura nel 2014, ma la Tunisia non compilò le pratiche per il rimpatrio. Amri si trasferisce in Germania, dove dai documenti degli 007 risulta essere un seguace di Abu Walaa, predicatore del Califfato nella mosche di Hildesheim. Il 2 febbraio del 2016 un rapporto sostiene che abbia «legami con l'Isis». Un dossier che viene ignorato. Così Amri può colpire nella capitale tedesca e fare strage al mercatino di Natale.

WESTMINSTER (LONDRA) 22.3.2017

Khalid Masood

Khalid Masood: come si evince dai rapporti stilati da Scotland Yard, che risalgono addirittura al 2014, era «allievo» di Anwar Al Awlaki, morto da combattente nello Yemen, fondatore della cellula terroristica londinese. Frequentava Abu Haleema, maestro di jihad di Khuram Butt, uno dei tre autori della strage del 3 giugno. Eppure Masood ha potuto guidato un'auto contro i pedoni sul ponte di Westminster uccidendo quattro persone e ha poi proseguito in direzione del palazzo, dove, con un coltello, ha colpito un poliziotto.

METROPOLITANA (SAN PIETROBURGO) 3.4.2017

Akbarzhon Jalilov

Akbarzhon Jalilov: Secondo i servizi segreti del Kirghizistan aveva allacciato contatti con i miliziani siriani nell'estate del 2016. Il ministero degli esteri di Biskek aveva segnalato il giovane alle autorità internazionali. Un fascicolo sul giovane era finito anche sulla scrivania dell'antiterrorismo di Mosca. Nonostante l'ampia documentazione suil profilo criminale di Jalilov, il kirghizo è riuscito a far esplodere un ordigno all'interno di un vagone mentre il treno della linea blu era in galleria, provocando la morte di 14 persone e il ferimento di altre 47.

DROTNINGGATAN (STOCCOLMA) 7.4.2017

Rakhmat Akilov

Rakhmat Akilov: era arrivato in Svezia dall'Uzbekistan nel 2014, dove aveva fatto richiesta d'asilo, respinta sì, ma due anni dopo. A suo carico pendeva un ordine di espulsione per simpatie verso il jihad, mai eseguito. Akilov ha rubato un camion e si è lanciato per circa 500 metri con l'autoarticolato in pieno centro, sull'arteria pedonale Drottninggatan, travolgendo la folla e causando la morte di 5 civili. Il camion si è schiantato alla fine contro la vetrina di una catena di supermercati svedese.

MANCHESTER ARENA (MANCHESTER) 22.5.2017

Salman Abedi

Salman Abedi: kamikaze di una cellula composta anche dal padre, Ramadan, e dal fratello, Hasheem. Nel 2011, pur essendo minorenne, combatte a fianco del gruppo «Raf Allah al-Sahati». I funzionari del «Mukhabarat al Amma», il servizio di informazioni egiziano, avevano inviato un dossier su Salman Abedi a Scotland Yard, in tempi non sospetti. Abedi si è fatto saltare alle 22.33 locali davanti alla Manchester Arena, al termine di un concerto della cantante pop americana Ariana grande, causando 23 morti e 122 feriti.

LONDON BRIDGE E BOROUGH MARKET (LONDRA) 3.6.2017

Khuram Butt e Youssef Zaghba

Khuram Butt: Il suo vicino di casa due anni fa l'aveva denunciato alle autorità perché stava tentando di fare il lavaggio del cervello ai figli. Appare in un video del gennaio 2016 di Channel 4 mentre srotola la bandiera dell'Isis. Un poliziotto gli chiede le generalità. Nessuno dopo si occupa più di lui.

Youssef Zaghba: nel marzo 2016 era stato fermato e rilasciato all'aeroporto «Marconi» di Bologna mentre cercava di raggiungere la Siria. Segnalato all'Interpol.

A gennaio fermato all'aeroporto di Stansted, ma rilasciato senza controlli.

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