Coronavirus

"Balzo della curva di diffusione, poi il virus colpirà tutti quanti"

Il Presidente della Società italiana di virologia Caruso: "Al momento stiamo andando a cercare gli infetti". Tanti gli asintomatici e pochi gli ingressi in ospedale. Ma fra poco il virus colpirà tutti, anche i più deboli

"Balzo della curva di diffusione, poi il virus colpirà tutti quanti"

Sale in maniera esponenziale la curva dei contagi: alcune Regioni si organizzano con il coprifuoco notturno ma, da solo, potrebbe non bastare. A questo punto, anche un raffreddore non curato potrebbe fare la differenza (in negativo) se si tratta di Covid. È per questo che gli occhi sono puntati sulle scuole e sui bambini, tra i principali veicoli (spesso inconsapevoli) della malattia.

"Un bambino con il naso che cola, in questo momento, dovrebbe stare a casa": è questo il consiglio del Presidente della Società Italiana di Virologia Arnaldo Caruso, che spiega come siano inesatte le voci che distinguono i sintomi di un raffreddore dal Coronavirus. Nella maggior parte dei casi, infatti, le due malattie sono sovrapponibili e la scoperta avviene con tamponi e test sierologici.

Prof. Caruso, è vero che il raffreddore non è tra i sintomi del Coronavirus?

"È tendenzialmente falso: è un virus respiratorio e si replica nelle prime vie aeree come naso, faringe e cavo orale. Non a caso si fa il tampone rino-faringeo per vedere se c'è il virus. Poi, può aumentare la sua carica patogena addentrandosi nell'alveo respiratorio e, nei casi più gravi, fino ai polmoni. È vero che il Coronavirus può avere sintomi associati manifestandosi, ad esempio, con maggior tosse rispetto al raffreddore ma dire che il raffreddore non è un sintomo specifico del Coronavirus è una assurdità".

Il raffreddore, però, rientra tra i sintomi lievi?

"Se parliamo di sintomi lievi, questi sono tosse, mal di gola, febbre ed anche il raffreddore inteso come naso che cola".

Quindi, un ragazzino che ha semplicemente il naso che cola, ad oggi, come dovrebbe comportarsi? Può andare a scuola?

"Io dico che un bambino che ha il naso che cola ha qualcosa che non va, deve essere visto e monitorato: andare all'asilo e rischiare di infettare altri bambini, con qualsivoglia virus, già di per sè non è una buona pratica. L'idea è che anche il bimbo che abbia il naso che cola dovrebbe stare a casa, specialmente in questo momento".

Alla luce di quanto ha detto, un ragazzo che abbia i classici sintomi del raffreddore cosa dovrebbe fare?

"Intanto, avere un contatto con il proprio medico di base o con il pediatra, in base all'età, che deciderà caso per caso. Se una persona è sintomatica, in un momento simile, il tampone diventa la regola. Anche perché non è soltanto il bimbo o il ragazzo che è potenzialmente pericoloso ma è anche il nucleo familiare ad essere a rischio. L'eventuale quarantena si dovrebbe estendere a genitori o parenti che hanno avuto contatto con questo bambino. L'idea è che venga tracciato, il prima possibile, un eventuale caso per evitarne la diffusione.

Come si sta diffondendo ultimamente il virus?

"Nel 75% dei casi l'infezione avviene in famiglia, nel nucleo familiare".

Alla luce degli ultimi aggiornamenti, in che direzione andrà la Scuola?

"Andrà nella direzione della chiusura. Sono pessimista in questo momento a causa della crescita, troppo forte, dell'infezione. Se vediamo i numeri attuali, non possiamo pensare che i bimbi ne siano esenti. Alla fine dobbiamo rivedere tutto quanto nell'ottica dell'emergenza che si verrà a creare. Se i numeri saranno alti, non possiamo pensare che i bambini non siano infetti, in ogni momento saremmo costretti a chiudere degli istituti scolastici. A quel punto la didattica a distanza riprenderà forza".

Quindi, il virus ormai si è addentrato anche nelle strutture scolastiche?

"Purtoppo vedo una scuola che è destinata a chiudere: in momento di serenità e poca diffusione, la scuola avrebbe avuto un senso se fossimo riusciti a controllare il virus ed a controllare la curva di crescita. I bambini avrebbero avuto distanziamento e precauzioni. In un momento di rapida espansione dove anche il nucleo familiare stesso può trasmettere al bimbo l'infezione, credo che a breve, così come il virus sta circolando ormai nella comunità, circoli anche nelle scuole e sarà necessaria la chiusura".

Perché improvvisamente tanti nuovi casi ogni giorno?

"Al momento stiamo andando a cercare gli infetti, tracciando troviamo tanta asintomaticità e pochi ingressi in ospedale. Questo è probabilmente successo anche a gennaio e febbraio: se avessimo fatto una ricerca sul territorio, avremmo trovato quello che c'è oggi, ovvero una buona percentuale che tende a salire nel tempo. Improvvisamente sale la curva esponenziale di diffusione e da quel momento in poi arriva a colpire tutti, anche i più deboli".

In che direzione stiamo andando?

"È l'inizio della seconda fase, siamo nella situazione del coinvolgimento di un numero maggiore di persone sull'intero territorio nazionale, i focolai ormai sono capillari ed il sistema sanitario sarà messo a dura prova. Molte volte colpirà aree dove l'assistenza e la diagnosi non è la stessa delle regioni colpite nella prima ondata. Fa paura pensare che questa seconda ondata possa fare più morti".

Meglio un mini lockdown adesso o un lockdown lungo tra qualche tempo?

"Penso che non si possa bloccare un Paese: se ci fermassimo in questo momento, avremmo più morti per altre malattie non curate o interventi non eseguiti ma anche problemi sociali: una persona non può chiudere tutti i sacrifici fatti negli scorsi mesi e speso soldi per operare in sicurezza. Dovremmo tenere aperto con la speranza che tutti noi riusciamo a collaborare ed essere coscienti di proteggerci. Se banalmente ci proteggessimo tutti, senza lo stupido di turno che pensa che il virus non esiste o che non sia letale, avremmo probabilmente più responsabilità. La paura degli italiani sarà il deterrente giusto per far capire a tutti che dobbiamo rispettare queste pratiche di prevenzione".

Uno studio italiano condotto dall'IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Verona, afferma che con le mascherine la carica virale si abbatte di mille volte. Cosa ne pensa?

"Avere le mascherine, tenere il distanziamento e lavare le mani è quasi superiore ad una vaccinazione: con questo piccolo accorgimento, non siamo solo quasi totalmente immuni dal Coronavirus, ma siamo immuni da tutte le malattie infettive che si prendono per via aerea. Avremmo una salute di ferro soltanto se facessimo attenzione. È un obiettivo da raggiungere in maniera collettiva".

È sempre importante fare il vaccino antinfluenzale?

"Il vaccino è sempre una sicurezza: andrebbe fatto, soprattutto alla popolazione più fragile ed ai più deboli che sarebbero i più esposti anche ai rischi legati al Coronavirus. Il problema è anche di altro genere: se facciamo la vaccinazion antinfluenzale, tanti casi che oggi sarebbero dubbi nella diagnosi clinica potrebbero essere tolti di mezzo.

Mi permetto di aggiungere che andrebbe fatta anche la vaccinazione contro lo pneumococco, uno dei batteri che se si sovrappone a livello polmonare con il Coronavirus, può dare una sintomatologia molto più grave".

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