Cronache

"I domiciliari non avrebbero impedito l'omicidio, non ci sono controlli"

Il presidente dei gip di Catania accende i riflettori sulle falle del sistema giudiziario dopo l'omicidio di Vanessa Zappalà per mano dell'ex fidanzato

"I domiciliari non avrebbero impedito l'omicidio, non ci sono controlli"

L'omicidio di Vanessa Zappalà ha sconvolto un'intera comunità, che ora si chiede come sia potuto accadere nonostante le denunce. La 26enne è stata uccisa dal suo ex fidanzato, poi morto suicida, con 7 colpi di pistola alla testa sul lungomare di Aci Trezza, in Sicilia. Antonino Sciuto era già stato arrestato nei mesi scorsi in flagranza di reato dopo aver seguito l'ex fidanzata fino alla sua casa di Trecastagni ma, nonostante la richiesta di reclusione domiciliare della procura di Catania, il gip Filippo Castronovo impose solo il divieto di avvicinamento a Vanessa, obbligando Sciuto a mantenersi entro i 300 metri da quella che sarà poi la sua vittima.

Ora è polemica e in tanti si domandano se non si sarebbe potuto fare di più per proteggere Vanessa Zappalà e tutte le altre donne che vivono una situazione simile. Qualcuno ha puntato il dito contro il gip che ha scarcerato Antonino Sciuto ma in sua difesa si è schierato il presidente dei gip di Catania, Nunzio Sarpietro. In un'intervista rilasciata a Zona bianca, il programma di approfondimento di Rete 4 in onda questa sera, il presidente ha difeso il suo collega.

"Se Vanessa poteva essere salvata? La vittima si era riappacificata e poi avevano litigato di nuovo. Questo è un leitmotiv che c’è in buona parte delle pratiche, perché la donna non riesce a tenere una condotta univoca e purtroppo questo impedisce al giudice di avere una visione del fascicolo così completa che gli consenta di adottare una misura più adeguata", ha spiegato Sarpietro al giornalista. Vista la gravità dei fatti, il presidente ha studiato attentamente il fascicolo di Vanessa Zappalà per capire se potesse esserci qualche elemento per contestare la decisione di Castronovo, ma Sarpietro non ha dubbi: "Il provvedimento è stato assunto nel rispetto di tutti i presupposti che sono previsti dal codice penale e di procedura penale".

Il presidente dei gip di Catania, quindi, ha aggiunto: "Il soggetto che ha commesso il grave fatto di sangue, anche fosse stato agli arresti domiciliari, non credo un domicilio gliel’avrebbe impedito, perché non ci sono controlli". Parole destinate ad aprire un dibattito importante sulla sicurezza e sul protocollo, che lasciano spazio a molti interrogativi.

Tuttavia, nonostante questa "falla", Nunzio Sarpietro invita le donne a denunciare: "Semmai debbono incoraggiare a una maggiore vigilanza, a una maggiore attenzione e a denunziare anche episodi minimi".

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