Coronavirus

I dubbi sulle cifre dei tamponi. Ecco cosa c'è dietro i test

Sul reale numero dei test effettuati ormai è giallo. E, anzi, in realtà il mistero si estende a tutti i numeri sul virus forniti dal governo

I dubbi sulle cifre dei tamponi. Ecco cosa c'è dietro i test

“Serve un uso intelligente dei tamponi, non a tappeto”, insiste il sottosegretario M5s alla Salute Pierpaolo Sileri. Ma sul reale numero dei test effettuati ormai è giallo. E, anzi, in realtà il mistero si estende a tutti i numeri sul virus forniti dal governo. Il sondaggista Lorenzo Pregliasco di Youtrend (clicca qui per vedere il grafico) ha provato a vedere più chiaro sui dati ufficiali forniti dalle Regioni sulla “tamponatura” che accerta il contagio da coronavirus attraverso un complesso esame di laboratorio. E ha scoperto che il totale comunicato giorno per giorno è gonfiato. Perché molte delle persone di cui si sospetta il contagio vengono sottoposte per sicurezza ad almeno due tamponi. “Nelle ultime ore Umberto Rosini, Technical Project Manager del Dipartimento della Protezione Civile, -dicono da Youtrend- ha riconosciuto che anche il dato dei tamponi eseguiti finora in realtà potrebbe trarre in inganno. Si tratta infatti del totale dei tamponi eseguiti e non del totale delle persone testate”. “Il numero di tamponi comunicato, -insiste Youtrend- a quanto risulta in più regioni (non siamo in grado di dire se in tutte), non indica il numero di persone testate, ma il numero complessivo di test effettuati. Insomma, se un paziente è sottoposto a un primo tampone e risulta positivo, in seguito può essere testato almeno altre 2 volte per verificare che sia negativo. Per un singolo paziente guarito, quindi, saranno conteggiati tre tamponi effettuati e non uno solo”.

A questo punto, diventa impossibile stimare il vero numero totale di persone sottoposte a test. Rispetto agli oltre 296mila tamponi comunicati ufficialmente, potrebbe trattarsi della metà o forse anche solo un terzo. E in effetti l’esperienza empirica di chi ha persone contagiate in famiglia è di un’estrema parsimonia nel testare chi non ha sintomi, anche se è entrato in contatto con un contagiato. Non si tratta di un tema secondario, ma di una procedura cruciale per capire se la macchina della lotta al virus si sta muovendo nella giusta direzione. Tanto che anche Walter Ricciardi, virologo e consulente del governo, ha invocato una campagna di tamponi più massiccia in questa fase dell’epidemia. Nel mondo scientifico si moltiplicano le voci di chi critica la procedura di analisi e comunicazione dei dati che il governo sta adottando. Su un blog dell’Huffington Post, il fisico ed ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana Roberto Battiston ha chiesto al governo di formare “una grande squadra per la ricerca sistematica e l’isolamento dei contagiati”, appello nato proprio come conseguenza di una critica all’attuale elaborazione dei dati: “I numeri sono importanti e devono essere analizzati e trasmessi correttamente, sennò chi ascolta si trova a trarre conseguenze sbagliate.

Poi non possiamo dare la colpa ai media che amplificano a dismisura un messaggio non corretto.”

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