I frutti amari del buonismo

Il diritto a essere di cultura nomade non può garantire in sé il diritto a vagare per l'Italia in modo incompatibile, e quindi pericoloso, con la nostra cultura

I frutti amari del buonismo
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C'è un filo che lega la tragedia di Milano - quattro bambini rom che rubano una macchina con la quale investono e uccidono una anziana signora - con l'ennesimo naufragio avvenuto ieri al largo di Lampedusa di una carretta del mare che ha provocato venti morti tra cui un bambino. Le due cose hanno in comune la stupidità di chi ancora ritiene che immigrazione e integrazione non debbano avere regole e confini, che la sicurezza di tutte le parti in causa non debba venire prima di teorici diritti che il più delle volte cozzano con le leggi che l'Italia si è data in linea con la sua Costituzione. Sostenere che un rom possa installarsi in Italia senza rispettare i suoi principi, che un campo rom possa essere una enclave di illegalità diffusa e costante, che chiunque possa imbarcarsi e fare rotta in condizioni disumane verso le nostre coste significa prima di qualsiasi altra considerazione mettere a rischio la vita di loro stessi oltre che, di conseguenza, pure la nostra. A sinistra uno dei pochi a capirlo fu, purtroppo inascoltato, Giovanni Sartori, politologo di fama internazionale, che già nel Duemila scriveva che una buona società è sì una società aperta fondata sulla tolleranza e sulla diversità, ma che il multiculturalismo invocato dalla sinistra è in realtà la negazione del pluralismo "se apre - come sta accadendo - a nemici culturali che ne rifiutano principi e leggi". Ecco, il diritto a essere di cultura nomade non può garantire in sé il diritto a vagare per l'Italia in modo incompatibile, e quindi pericoloso, con la nostra cultura; il diritto universale a emigrare non comporta in modo automatico il diritto a immigrare in un altro Paese a tuo piacimento per di più secondo metodi che confliggono con le regole che quel Paese si è dato in materia di assistenza umanitaria. Su questo la politica dovrebbe fare fronte comune perché ci sono di mezzo la sicurezza nazionale e la dignità delle persone (che dignità c'era in quel campo rom di Milano?; quale sul quel barcone affondato ieri?).

E invece niente, le destre vengono lasciate sole a combattere questa battaglia di civiltà, osteggiate dalle sinistre e non di rado dai magistrati. Salvo poi entrambi versare lacrime di coccodrillo quando, inevitabilmente, la cronaca si trasforma in tragedia. Già, la tragedia della sinistra.

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