Politica

I grillini moralisti e il fango del Pd che inquina Roma

Fa uno strano effetto vedere i Cinquestelle annaspare in difesa, assediati da accuse, sospetti e veleni sulla trasparenza dei suoi dirigenti

I grillini moralisti e il fango del Pd che inquina Roma

Fa uno strano effetto vedere i Cinquestelle annaspare in difesa, assediati da accuse, sospetti e veleni sulla trasparenza dei suoi dirigenti. Accade a Roma, dove la fresca giunta Raggi rischia di impantanarsi nell'emergenza rifiuti. Non solo e non tanto perché l'immondizia non smaltita cresce a vista d'occhio, ma perché l'assessore all'Ambiente, Paola Muraro - già in passato consulente dell'azienda che si occupa di nettezza urbana - avrebbe percepito troppi soldi per le sue consulenze e avrebbe parlato tre volte al telefono con Buzzi, un imprenditore che si scoprì poi essere uno dei capi della banda di «Mafia capitale». A guidare l'assalto al duo Raggi-Muraro è il Pd, cioè il partito che - come risulta negli atti giudiziari - con Buzzi non fece solo telefonate, ma divise tangenti e condivise schifezze. Cioè il partito che, avendo (non) governato Roma negli ultimi anni ha provocato questo casino in cui si trova la città.

Da che pulpito, quindi, arrivano le prediche. I Cinquestelle sono insomma ricambiati con la stessa moneta che hanno speso in questi anni in tutti i negozi della politica che hanno frequentato. È la moneta del giustizialismo politico, del qualunquismo fazioso, quella per cui chi guadagna bene deve essere per forza un ladro, chi incappa in una telefonata sconveniente un mafioso, quella per cui un titolo di giornale o l'opinione del moralista di turno deve valere più della verità storica. Che in questo caso è semplice. Spiace ammetterlo, ma i Cinquestelle non c'entrano nulla con il degrado di Roma, semmai sono stati chiamati con libere elezioni a risolverlo. Hanno diritto di provarci come credono e con chi credono perché su questo, e solo su questo, saranno giudicati. Chiediamoci, e verifichiamo in tempi stretti, se Paola Muraro ha le capacità per organizzare il salvataggio igienico-sanitario di Roma, chi se ne frega se in passato ha guadagnato tanto (beata lei) o con chi ha parlato al telefono (se questo non costituisce reato). Tutto il resto è solo immondizia morale e politica, che puzza e inquina più di quella che è per le strade.

E speriamo che Di Maio e soci capiscano la lezione e ammettano i loro errori: non si può governare con la politica del sospetto, ci vogliono quelli bravi, che di santi son già piene le chiese.

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