I l grande rimpianto dei grillini è uno e possiamo riassumerlo così: dovevamo e dobbiamo tornare gretini. No, la consonante non è sbagliata, è proprio una g. Gretini nel senso di Greta Thunberg, la talebana dell'ecologismo estremo che batte tutto il Continente per convertirci all'ambientalismo. Ecco, il punto è proprio l'ambientalismo, un tema molto caro ai grillini della prima ora ma che il Movimento, nel corso degli anni, ha buttato via. Ci auguriamo, per pace di Greta e dei gretini, lo abbiano almeno gettato nella differenziata. E ora che sull'Europa si è abbattuta l'onda verde (altro che onda nera, quella esisteva solo nella testa dei soliti quattro intellettuali di sinistra) i pentastellati si mangiano le mani. In Germania i verdi di «Die Grünen» sono volati al secondo posto con il 20 per cento delle preferenze, in Francia l'Eelv è arrivato terzo, in Finlandia il partito ambientalista ha sfondato il muro del 17 per cento e in Irlanda il «Green party» è passato dall'1,6 di cinque anni fa al 9 per cento di oggi. Insomma, l'effetto Greta si è fatto sentire in tutta Europa. Quasi tutta, a dire il vero. Perché in Italia gli ambientalisti di «Europa verde» si sono arenati al 2,29% ben sotto la soglia di sbarramento del 4%. Insomma, c'era una prateria da conquistare. Ed è qui che si incunea il rimpianto dei Cinque Stelle: non essere stati in grado di cavalcare la grande onda ecologista, non aver girato per tempo le vele in direzione del vento favorevole. Proprio loro che l'ambientalismo lo avevano - evidentemente con poca convinzione - inserito nella ragione sociale del loro Movimento. Una delle Cinque Stelle, infatti, è proprio dedicata all'ambiente e un'altra ancora alla mobilità sostenibile, che ha comunque a che fare con l'ecologia (le altre tre rappresentano: l'acqua pubblica, lo sviluppo e la connettività. Ma sorge il dubbio che se lo siano dimenticati anche loro).
Per anni il blog di Grillo è stato impegnato in battaglie all'insegna dell'ecologismo più estremo. Il comico ha sempre concionato, dai palchi dei suoi show, di un pianeta pronto a esplodere come una pentola a pressione, di ghiacci che stanno per sciogliersi annegandoci tutti, oceani ormai caldi come tazze di tè, specie in via d'estinzione e cambiamenti climatici pericolosi per l'uomo come delle bombe atomiche. Ossessione condivisa anche da Gianroberto Casaleggio che nel primo delirante video che dava la stura alla sua avventura politica (Gaia, pubblicato su Youtube nel 2008) prevedeva per il 2020 «l'accelerazione dei cambiamenti climatici e l'innalzamento delle acque del mare di 12 metri». Ma prevedeva anche lo scoppio della terza guerra mondiale, la scomparsa dei combustibili fossili e la diminuzione della popolazione mondiale a un miliardo di persone. Manca ancora un anno al 2020 ma - incrociando le dita - possiamo dire con ragionevole certezza che: le acque non ci hanno ancora invaso e a noi non sono cresciute le branchie, i benzinai sono sempre al loro posto, per la strada non si vedono blindati e carri armati e qui sul pianeta terra continuiamo a riprodurci così tanto che siamo sempre più stretti.
Il problema dei grillini è che da questo minestrone di deliri ultraecologisti non sono riusciti a tirare fuori uno straccio di proposta ambientale decente. E, dove ci hanno provato, sono stati puniti perché avevano promesso cose impossibili (e sbagliate), come dimostrano i risultati elettorali della Val di Susa (Tav) e di Taranto (Ilva).
Per non
uscire dalle metafora bucolica: hanno seminato male e raccolto peggio. E ora che l'ecologismo è sbocciato un po' ovunque, cercano di correre ai ripari. Tornando i gretini di una volta. Speriamo che non sbaglino consonante.
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