Cronache

"Via i kebab dalla città, non in linea con il bello" Scoppia il caso a Vicenza

"Vicenza è una città patrimonio dell'Unesco e quindi le nuove norme rispecchiano in pieno la nostra visione di un centro storico vivo e di qualità", spiega il primo cittadino

"Via i kebab dalla città, non in linea con il bello" Scoppia il caso a Vicenza

Sta creando una vera e propria ondata di polemiche, in particolar modo sui social network, il provvedimento che il sindaco di Vicenza Francesco Rucco ha deciso di adottare per quanto concerne le tipologie di negozi che saranno accettate nella zona del centro storico. Il primo cittadino, eletto nelle file del centrodestra durante le elezioni amministrative lo scorso 10 giugno del 2018 con il 50,64% dei consensi, cosa che gli ha consentito di vincere già al primo turno, ha spiegato il concetto della propria ordinanza.

"Il regolamento vuole riqualificare il centro storico e le zone limitrofe. Per questo vieteremo kebab, call center, fast food, punti di money transfer, ma anche supermercati, ed è il frutto di consultazioni con i cittadini ed operatori commerciali e turistici", dice il sindaco, come riportato da "AdnKronos". Lo scopo dell'ordinanza, che ha già ricevuto l'approvazione da parte della giunta, è quello di favorire la diffusione di attività commerciali ed artigianali di qualità "per valorizzare Vicenza città d'arte".

"Vicenza è una città patrimonio dell'Unesco e quindi le nuove norme rispecchiano in pieno la nostra visione di un centro storico vivo, attrattivo e di qualità", spiega ancora il sindaco, che si è fatto portavoce delle esigenze espresse dai suoi elettori. "La vocazione di Vicenza è turistica. Nostro compito è valorizzare concretamente questa sua identità, promuovendo azioni forti di rilancio, a partire dall'agevolare l'apertura delle attività che sono in linea con la naturale attitudine al bello della nostra città". La fase successiva prevede l'invio del documento alla regione Veneto, ma non c'è il rischio di modifiche pesanti sullo stesso: "Potrà subire dei miglioramenti, ma non potrà essere stravolto", rassicura il sindaco Rucco.

"Le nuove norme si applicheranno all'area della circonvallazione interna della città, ovvero quella delimitata da viale Venezia, viale Risorgimento, viale Margherita, via Legione Gallieno, via Rodolfi, via Fratelli Bandiera, via Bartolomeo D'Alviano, viale Mazzini e viale Milano, compresa l'area tra corso San Felice, via Torino e via Genova", si legge sul portale online del comune di Vicenza. "All'interno del perimetro delimitato da tali vie non sarà più possibile aprire negozi che vendono chincaglieria e bigiotteria di bassa qualità, prodotti a base di cannabis, oggettistica etnica, usato (fatta eccezione per abbigliamento e accessori vintage, arredo e oggetti da collezione), accessori per telefonia (tranne nel caso dei marchi di telefonia mobile), nonché sexy shop, macelleria e polleria non italiana (compresa la carne halal), carrozzeria, gommista, meccatronico e centri di revisione, phone center, telefonia, fax, Internet point, money transfer e money change, compro oro, lavanderie self service, centri massaggi non abbinati ad attività estetica", prosegue la nota. "Saranno interdette anche le aperture delle medie e grandi strutture di vendita di prodotti alimentari e non alimentari".

"Allo scopo di favorire le operazioni di controllo e di repressione dei comportamenti illeciti da parte delle forze dell'ordine", definisce ulteriormente il comunicato, "sono state create nuove misure interdittive, a impatto crescente, che sanzioneranno in modo sempre più incisivo chi ripeterà i comportamenti illeciti nel corso dello stesso anno solare. L'obiettivo è consentire la convivenza pacifica con i residenti, per prevenire o limitare gli episodi di rumori molesti, specialmente in orario notturno, e di eventuale degrado urbano".

Come accennato, comunque, sui social è esplosa la protesta dell'esercito dei buonisti, che riducono l'ordinanza ad un mero atto di razzismo. "Ricorda la pulizia etnica del 1938", accusa un utente su Twitter, come riportato da "Il Gazzettino". " È un attacco alla libertà.

Non vedo alcun senso in una regolamentazione di questa natura, tranne il razzismo e l'attacco alla libertà di scelta individuale", gli fa eco un altro.

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