Economia

Per i mercati ora la Grecia siamo noi

Per i mercati ora la Grecia siamo noi

«La fine della maratona del salvataggio della Grecia, di lunedì scorso, potrebbe far supporre che le preoccupazioni per l'euro siano finite, ma ora i mercati tremano a causa dell'Italia». Così scrive Marcus Walker sul Wall Street Journal di ieri mostrando che lo spread sui titoli decennali italiani sui tedeschi il 17 era arrivato a 2,70 punti, con una netta inversione di rotta, rispetto al marzo. La ragione di ciò, secondo l'editorialista del WSJ, è che questo governo non dà garanzia circa la riduzione del deficit mentre il Pil italiano cresce in modo fiacco, sicché è ancora inferiore del 5% quello pre crisi del 2007, mentre il Pil medio dell'Ue è a +5%, il tedesco a +10, il francese a +6, lo spagnolo a +4. Anziché cercare di porre rimedio alla bassa crescita, con politiche che danno più spazio all'afflusso di capitali in Italia, garantendone la solvibilità, il governo attuale - scrive l'editorialista - si presenta con il ministro degli Affari europei Savona, che definisce l'euro come una «gabbia tedesca» e col presidente della Commissione bilancio Borghi che dice che la Banca centrale europea dovrà prendersi in carico il debito pubblico italiano, per evitare il crollo dell'euro. Ma la Bce continua Walker -, se interverrà scaricherà il costo della crisi sul sistema bancario e sull'economia dell'Italia. Perciò l'investimento finanziario sta lasciando l'Italia.

Sin qui il WSJ. Il 18 il ministro delle Infrastrutture Toninelli ha inviato ad Autostrade per l'Italia una lettera con cui avvia la revoca della concessione dell'Autostrada A10 del 1997 e delle successive integrazioni.

La revoca farebbe ricadere sulla finanza pubblica investimenti sino ad ora sostenuti dalla concessionaria, utilizzando i proventi dei pedaggi. Autostrade per l'Italia ha fatto meno investimenti di quelli che avrebbe dovuto fare. Proprio per questo il passaggio alla finanza statale della spesa di investimento in questione risulta molto pesante.

E dove troverà i mezzi finanziari, questo governo, che già vuole usare una parte delle risorse del bilancio per il reddito di cittadinanza, un minimo di flat tax, la ri-nazionalizzazione di Alitalia, eccetera? Invece, si potrebbe chiedere a Autostrade per l'Italia uno sforzo maggiore di investimento «riparatorio» per il disastro di Genova, costruendo non uno ma due ponti in ferro, per il traffico degli autocarri e a quello delle auto. Ciò per ridurre l'eccesso di pressione a cui è stato sottoposto il ponte Morandi e per fare manutenzioni tempestive in uno dei due ponti, senza stop al traffico, che temporaneamente andrebbe tutto sull'altro. Ho fatto solo un esempio di ciò che occorre fare, per non diventare un caso Grecia. Lo Stato e il mercato possono collaborare in un gioco a somma positiva, col principio aureo che al mercato bisogna dare buone regole e controllori perché funzioni.

Una politica con cui l'Italia ricava il prestigio dai fatti positivi, non da atti di sfida e arroganza, che innescano giochi a somma negativa, in cui ci perdiamo tutti.

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