Cronache

I pirati delle pay-tv sono i nuovi ladri da tastiera

I pirati delle pay-tv sono i nuovi ladri da tastiera

Ha avuto una momentanea fortuna in tv la scena del «faccia a faccia con l'hater». Le redazioni dei talk show rintracciavano chi perseguitava un personaggio famoso insultandolo sui social network e lo facevano incontrare davanti alle telecamere con il bersaglio dei loro insulti. È successo con vari volti noti, da Emma Marrone ad Alba Parietti. Il risultato è stato sempre lo stesso: i leoni da tastiera si trasformavano in cagnolini da salotto, si scusavano e ammettevano di avere perso ogni freno inibitore. Il finale era così scontato che la scena ha perso appeal e i talk show sono passati ad altre gag più scoppiettanti. Anche per i «ladri da tastiera» è un po' lo stesso: viziati da anni di fruizione gratuita di contenuti intellettuali non ci si rende conto che guardare illegalmente un canale tv piratato equivale a un furto. E, proprio come i leoni da tastiera, i ladri da tastiera una volta caduto lo scudo di uno smartphone, si sgonfiano: la maggior parte non ruberebbe mai nemmeno una mela al supermercato ma non percepisce il disvalore nel furto del lavoro intellettuale. Un film d'autore, una canzone indimenticabile e, perché no, un'inchiesta giornalistica ben fatta, valgono meno di una mela? Non hanno diritto di essere difesi dai furbetti che non vogliono pagare per fruire dell'ingegno altrui? Va però detto che il fenomeno si è andato riducendo drasticamente. La musica ha fatto da apripista. Negli anni della net economy, il sito web Napster consentiva di scaricare gratis milioni e milioni di brani con un clic. Le case discografiche gli fecero la guerra fino a farlo chiudere ma tardarono a capire la portata innovativa di quel sistema. All'epoca, c'era chi sosteneva che gli artisti sarebbero morti di fame.

Poi qualcuno intuì che quella tecnologia di distribuzione di massa poteva anche essere sfruttata secondo logiche di mercato. Oggi l'industria musicale è tornata a guadagnare, ma una fetta è finita in tasca a chi ha inventato una versione legale di Napster, anziché a chi non ha saputo rinnovare l'industria discografica. L'equilibrio è delicato, ci sono artisti che lamentano guadagni scarsi. Ma anche altri che ora hanno un palcoscenico globale impensabile

dieci anni fa. E la tv? Piattaforme come Netflix contano milioni di abbonati a pagamento. È giusto colpire i ladri da tastiera. Ma chi vuole imporre restrizioni eccessive a internet prenda atto che la repressione non basta. Anzi: bisogna imparare dai «pirati» più ingegnosi come si può usare tutta la potenza del web. La comodità di un clic per vedere un film batte le notti a setacciare la Rete per scaricare file di bassa qualità. Alla fine, la qualità dell'offerta e la pigrizia sono le armi letali che arrestano i ladri da tastiera.

Giocando in difesa si rischia di fare un regalo ai giganti americani che sanno sfruttare il web.

Commenti