Cronache

I primi 150 anni di una lana d'artisti

Innovazione, tracciabilità, anima green: ecco i segreti della qualità Reda. «Perché in un'azienda comanda il cliente»

I primi 150 anni di una lana d'artisti

«Ho visto più lontano degli altri, perché stavo sulle spalle di giganti» diceva Newton. Lo stesso potrebbero affermare i quattro cugini Botto Poala che sull'intraprendenza dei propri avi e in particolare del fondatore Carlo Reda, basano la guida del lanificio Reda nato nel 1865 a Valle Mosso. 150 anni fa, un traguardo così significativo da meritare una celebrazione degna di questo nome. Perché nel frattempo alla guida dell'azienda sorta dove prima c'era un vecchio mulino, si sono susseguite diverse generazioni. L'ultima, la quarta, è composta da quattro cugini Botto Poala: Ercole (amministratore delegato), Francesco (direttore generale), Fabrizio (responsabile materie prime) e Guglielmo (responsabile sud America e mercati latini). «Ci sentiamo orgogliosi di essere arrivati fin qui perché per festeggiare ci siamo dovuti fermare. E riflettere» dice Ercole Botto Poala spiegando il significato più profondo di un traguardo che implicitamente fa riscoprire i valori del passato e li traduce in chiave contemporanea. Così uno spessore particolare assumono due iniziative realizzate in partnership con The Woolmark Company, autorità globale sulla lana merino australiana: la pubblicazione di un prezioso libro chiamato «150» e l'allestimento di un'esclusiva mostra itinerante. Il libro fotografa attraverso le immagini di cinque grandi reporter dell'agenzia Magnum Photos - Olivia Arthur, Paolo Pellegrin, Gueorgui Pinkhassov, Mark Power e Alex Majoli - la storia del lanificio e ne mette a nudo l'anima. La mostra itinerante inaugurata giorni fa a Milano - toccherà poi Berlino, New York e Londra - è invece progettata come un'esperienza globale che dalla lana merino conduce al tessuto in un percorso fatto d'ingegno, artigianalità e tecnologia. Trasformare il filo in tessuti tra i più pregiati al mondo, capaci di parlare di tradizione e di futuro nello stesso tempo, è un'arte. Non solo, è una delle eccellenze che fa grande il made in Italy. Non è un caso che Reda, una delle più celebrate aziende produttrici di tessuti hi-quality in pura lana, lana e cashmere e lana e seta, sia l'unica al mondo ad aver ottenuto la certificazione di tracciabilità. Dai suoi modernissimi impianti e da personale altamente qualificato, nasce la pregiata materia con cui si confezionano i sogni e gli abiti maschili più belli che si possano immaginare. Il segreto? Lo rivela l'amministratore delegato: «Il nostro valore assoluto è sempre stata l'innovazione. Siamo stati innovativi nei rapporti con i collaboratori, nella tecnologia, nel controllo della filiera perché garantire la tracciabilità al consumatore finale, l'unico che abbia un grande potere decisionle, è prioritario» spiega Ercole Botto Poala che non dimentica di sottolineare come l'innovazione debba arrivare anche a valle e in questo senso ricorda che l'azienda - due collezioni annuali di tessuti sapientemente di tendenza - ha diversificato l'offerta abbracciando anche tipologie dedicate all'abbigliamento sportivo e che circa sette mesi fa un tessuto Reda è giunto addirittura nello spazio. Insomma, le innovazioni si susseguono a ritmo costante con particolare attenzione alla politica green: Reda è stato il primo complesso industriale ad adottare il sistema del riciclo ancor prima dei comuni circostanti, e l'aria stessa che si respira all'interno delle fabbriche è lavata e riqualificata almeno 70 volte al giorno per diventare perfino più pulita di quella esterna. È oggi l'unico lanificio al mondo ad aver ottenuto la certificazione Emas: un avanzato sistema di eco-gestione che prevede non solo il rispetto dei limiti imposti dalla legge sui diversi processi ma soprattutto il costante miglioramento delle prestazioni ambientali. Nel 2013 ha lanciato il proprio negozio virtuale, divenendo il primo lanificio al mondo a utilizzare il canale e-retail ( www.reda1865.

com ) con una speciale sezione Made to Measure.

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