Cronache

I profughi trattati come animali nel casolare diroccato

Sono in 36 e condividono due bagni e una scheda telefonica. Sostengono di essere vestiti con gli stessi capi con cui sono scesi dai barconi. Ecco la condizione assurda in cui vivono i profughi a Castelfiorentino

I profughi trattati come animali nel casolare diroccato

“Siamo trattati come animali”. Lo ripetono da giorni i 36 profughi ospitati nella frazione di Meleto, comune di Castelfiorentino, in provincia di Firenze. Dislocati qui nell’ambito dello smistamento migranti effettuato dalla Prefettura di Firenze, sono arrivati a fine giugno in questo casolare diroccato in aperta campagna, lontano cinque chilometri da Castelfiorentino e lontano da qualsiasi centro abitato. Fatiscenti le condizioni in cui versa l’edificio, una casa colonica di proprietà di un marchese della zona e preso in gestione dal consorzio Mc Multicons, che usualmente si occupa di giardinaggio, logistica, pulizie, disinfestazione, vigilanza e smaltimento rifiuti. Così riporta il "Redattore Sociale".

Le pareti sono ammuffite, i muri sgretolati, le cucine abbandonate e arrugginite, gli angoli pieni di ragnatele e sporcizia, gli scaffali fungono da magazzini. Nella struttura ci sono soltanto due bagni per 36 persone, una carenza compensata con due bagni chimici posizionati sotto il sole e bollenti per tutto il giorno. Le docce ci sono, ma sono in una stanza il cui pavimento è in cemento e sono attaccate l’una all’altra senza pareti divisorie come fosse uno spogliatoio. Nei giorni scorsi ci sarebbe stata anche la mancanza di acqua corrente, dicono i migranti. “Abbiamo usato l’acqua del pozzo, ma a volte non arrivava neppure quella e abbiamo utilizzato l’acqua potabile delle bottiglie”.

I migranti di Meleto sono tutti giovanissimi. Arrivano soprattutto da Sudan, Eritrea, Mali, Gambia. Tra loro anche un disabile con evidenti problemi di deambulazione. Vorrebbero lavorare ma le loro domande di asilo non sono ancora state presentate. “Non sappiamo come fare per andare in Questura, nessuno ci dice niente”. Nel frattempo, vorrebbero almeno imparare l’italiano, ma “nessuno viene a farci lezione”. I migranti sostengono di essere “totalmente abbandonati”. Spiega uno di loro: “Riceviamo il cibo quotidianamente, ma nessuno viene qui a dirci cosa dobbiamo fare”. Secondo i racconti dei migranti, non verrebbero messe a disposizione neppure le schede telefoniche, invece previste dal regolamento d’accoglienza. “Abbiamo soltanto un telefonino per 36 persone”. Molti si lamentano anche per la mancanza di vestiti: “Abbiamo gli stessi pantaloni con cui abbiamo fatto il viaggio in mare”.

Il consorzio Mc Multicons replica così alle denunce sollevate dai profughi: “La Prefettura ci ha mandato i profughi prima ancora che avessimo la possibilità di adeguare la struttura” spiega il presidente Stefano Mugnaini, che riconosce alcune criticità dell’alloggio: “Nei prossimi giorni – precisa - arriverà la cucina nuova, il tavolo nuovo e le sedie nuove”. Progetti anche per le nuove docce, visto che “verrà piastrellato il pavimento e le docce saranno divise con tende per la privacy”. Previsto anche l’intonaco sui muri, mentre per quanto riguarda l’abbigliamento, Mugnaini smentisce quanto affermato dai profughi: “Abbiamo portato a tutti le scarpe, ma loro non le hanno volute”. In merito alle lezioni di italiano, “abbiamo un insegnante che si reca regolarmente a Meleto, le lezioni però non si svolgono perché c’è un problema di organizzazione che risolveremo”.


In ogni caso, precisano da Multicons, “questa è una situazione di emergenza e stiamo facendo il possibile per consentire ai migranti una vita dignitosa, l’altra sera per esempio li abbiamo portati a mangiare la pizza a ristorante”.

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