I sinistri sfondoni dei compagni in crisi di nervi

La sinistra culturale è davvero messa male

I sinistri sfondoni dei compagni in crisi di nervi

La sinistra culturale è davvero messa male. Ha poco o niente da dire ma quel poco fa ridere i polli. Naturalmente la Leopolda, lo storytelling e tutto l'immaginario renziano erano neve al sole. Si sono dissolti. È rimasto nulla. È finito male anche il reclutamento di intellettuali-servi, i primi a tradire, anche se qualcuno si è asserragliato nella ridotta della Valtellina e tira a campare in attesa di tempi migliori. La sinistra è caduta dalla padella nella brace. Il comunismo, anche nella variante maoista, è fuori dalla storia nonostante produca «casi» come i bestseller di Toni Negri e Michael Hardt. L'ultimo è Assemblea, roba per giovani e meno giovani desiderosi di sentirsi rivoluzionari, senza rinunciare alla cattedra universitaria, ci mancherebbe. La battaglia per i diritti (che distrugge il Diritto) ha ottenuto come risultato una tragedia elettorale e la vittoria dei partiti anti-sistema. A questo punto cosa possono fare? Pubblicare libri, come The Game, in cui, con tono paternalistico, l'Alessandro Baricco di turno le spara grosse su un argomento che palesemente non maneggia bene. Nel caso di Baricco, la nascita del web. Secondo il fondatore della scuola Holden, internet sarebbe una risposta alle tragedie del XX secolo. E pazienza se invece nasce in ambito militare, come rete di comunicazione per facilitare la distruzione dei sovietici.

I tomazzi teorici nessuno li vuole. La saggistica leggera non la sanno scrivere. I romanzi... non apriamo questa porta, come nel film dell'orrore. Ieri il caso di M. Il figlio del secolo biografia di Benito Mussolini firmata da Antonio Scurati si è concluso con la recensione di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della sera. Lo storico mette in fila gli sfondoni incredibili del romanzo: si va dalla data di Caporetto agli elettricisti in un'epoca che ancora non aveva la corrente elettrica. Il romanzo di Scurati, con i suoi rimandi al presente, doveva fondare il nuovo antifascismo. Ma Galli della Loggia conclude affermando che era meglio il vecchio antifascismo, almeno non sbagliava le date. Chiederebbe Lenin: che fare? Ad esempio, gettarsi in comiche riletture dei grandi classici.

La Repubblica sembra convinta della strada intrapresa. Nei giorni passati ha proposto un articolo di Emilio Pasquini. Il professore spiegava al volgo che Dante aveva già sbattuto i populisti all'Inferno. Tutto l'articolo offre «spunti critici» se vogliamo chiamarli così, esagerando. Ad esempio, sembra che Eugenio Montale avesse previsto che saremmo finiti nelle mani di incompetenti sottomessi alla dittatura della Rete. Montale avrà previsto anche internet? Mah. Non si fa neppure a tempo di finire di ridere che Marco Belpoliti, recensendo un bel libro di Salvatore Nigro, si chiede se i Promessi sposi di Alessandro Manzoni non sia un romanzo scritto pensando alle élite tecnico-finanziarie da una parte e al governo del popolo dall'altra. Governo del popolo che tende a diventare tribunale sommario. Tutto questo perché la famosa scena dell'assalto ai forni potrebbe essere stata ispirato al linciaggio reale di Giuseppe Prina, odiato tassatore al servizio di Napoleone.

Insomma, Prina come Mario Monti, gli assalitori come i leghisti e i grillini. Ma per favore...

In attesa di conoscere le idee di Italo Svevo sul reddito di cittadinanza e di Giacomo Leopardi sul nuovo sistema pensionistico, osserviamo un piccola ma importante dato di fatto: la destra è pronta all'egemonia culturale per totale mancanza di concorrenza.

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