Tra ideologia e dirigismo

La decisione del Parlamento europeo di bloccare a partire dal 2035 la produzione di veicoli ritenuti inquinanti (a benzina e diesel) rappresenta un ulteriore passo in una direzione ben chiara

Tra ideologia e dirigismo

La decisione del Parlamento europeo di bloccare a partire dal 2035 la produzione di veicoli ritenuti inquinanti (a benzina e diesel) rappresenta un ulteriore passo in una direzione ben chiara. Dopo che il 9 febbraio scorso la Commissione Industria dell'europarlamento aveva approvato la rottamazione della maggioranza delle abitazioni, adesso è il turno delle aziende europee che producono autovetture tradizionali. Lo spirito di queste nuove misure, a ogni modo, è il medesimo.

Alla base di queste norme c'è un'ideologia ambientalista che è pronta a compiere le scelte più devastanti senza curarsi minimamente delle conseguenze. In particolare, va precisato che oggi l'argomento cruciale non è l'inquinamento, ma la produzione di anidride carbonica, ritenuta responsabile dei cambiamenti climatici.

La tesi, presentata come una verità incontrovertibile, è che il riscaldamento anche di un solo grado sarebbe accompagnato non soltanto da molti più guasti che vantaggi, ma per giunta andrebbe interamente imputato all'azione umana. La volontà di mettere sotto controllo l'intera società, operando una generale green transition, si basa su questa semplice tesi: le nostre attività emettono anidride carbonica e quest'ultima produce l'aumento della temperatura. E sull'altare di questo grado in più è necessario sacrificare tutto, ignorando qualsivoglia analisi costi-benefici.

Con i fanatici non è facile discutere. E in effetti i fautori di questa religione secolare non ammettono alcun confronto: pensano che si debba pagare qualsiasi prezzo pur di ridurre le emissioni, e non a caso ignorano le conseguenze anche ambientali delle auto elettriche, sebbene la produzione delle batterie sia altamente inquinante (tanto più che vanno cambiate di continuo). Come non prendono in considerazione le tesi del fisico Franco Prodi quando avanza le sue obiezioni, allo stesso modo neppure valutano le controindicazioni dell'elettrico.

Nelle direttive che rottamano case e aziende automobilistiche non c'è solo la faziosità ambientalista, perché tutto poggia su una visione dirigista. I piani quinquennali di sovietica memoria sono finiti nella spazzatura della storia, ma i nostalgici di quel mondo hanno oggi trovato altre occasioni per progettare dall'alto la nostra esistenza: anche su periodi più lunghi dei 5 anni. E così per le vetture si ragiona su scadenze che talvolta arrivano al 2040, mentre per le case si punta addirittura all'obiettivo di un 2050 con tutti edifici a impatto zero.

Come sempre, però, questa volontà di programmare società ed economia trascura che in tanti casi sappiamo davvero

ben poco. Gli europarlamentari ignorano quali saranno le tecnologie fra trent'anni, né possono prevedere quale sarà lo stato delle nostre conoscenze in materia ambientale. Chi vive di slogan, però, di questo non si cura.

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