Ignorano la crescita e tirano a campare

Ignorano la crescita e tirano a campare

La manovra che si delinea, confusamente nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef), dopo vari rinvii, ha una dimensione di circa 30 miliardi, per maggiori tasse, maggiori spese correnti non produttive e maggiori deficit. Il deficit sale, da quello che sarebbe richiesto per il 2020 dalle regole europee, l'1,5-16% del Pil al 2,2%, con un aumento di 0,6 punti di Pil pari a dieci miliardi. La crescita che deriva da questa operazione è stimata in 0,3 punti di Pil, ossia la metà della liquidità così creata per l'anno prossimo, a carico di quelli che verranno.

Nel 2019 il debito pubblico viaggia sulla stratosferica cifra del 135,7% del Pil, due anni da era al 132% . Ciò genera carenza di mezzi per gli investimenti privati e maggiori risparmi delle famiglie contro i rischi futuri, che dimezzano la crescita effimera così creata. In sede europea, è possibile che questo deficit aggiuntivo sia tollerato, nonostante non rientri fra quelli che servono ad accrescere il Pil e quindi a ripagare il debito pubblico aggiuntivo, come nuovi investimenti e riduzioni di imposte, che negli anni successivi danno luogo a maggiore gettito.

Il presidente della Bce, Mario Draghi, preoccupato dell'attuale deflazione europea, dice che occorre spendere di più per scongiurare una spirale di deflazione. La richiesta riguarda la Germania e gli altri Stati che hanno basso debito pubblico. In mancanza di meglio può servire il maggior deficit italiano, che aumenta i consumi europei, ma ricade sul futuro degli italiani. Questa politica di corto respiro non è quella di un governo duraturo, ma di uno che tira a campare.

E ciò lo si capisce anche dal fatto che per mantenere la promessa di non aumentare l'Iva, ossia lo scopo per cui sarebbe nato questo governo (non per spartirsi le copiose nomine negli enti e nelle imprese pubbliche e preparare l'elezione del nuovo capo dello Stato) si cancella l'estensione dell'aliquota del 20% di imposta sul regime forfettario delle partite Iva a un fatturato di centomila euro, prevista per il 2020. Questa è finanza malsana: cambiare in peggio per il contribuente le leggi appena varate, vuole dire togliere credibilità al fisco.

Su analoga linea si pongono i tagli dei crediti di imposta previsti nell'imposta personale sul reddito superiori al 18%. Ci sono poi gli aumenti di accise e altre tasse su beni e servizi vari, che si dice danneggino l'ambiente o la salute, le penalizzazioni per l'uso del contante, cioè espedienti fiscali di bassa cucina. Idem per l'ipotesi circolata di una rimodulazione delle aliquote Iva, che non vengono catalogate come aumenti di pressione fiscale, ma come riduzioni di spese fiscali. È lo stesso con un nome diverso, come nel caso di quel prete che per mangiare un galletto arrosto il venerdì lo battezzò «carpa».

Infine il capitolo dei maggiori proventi derivanti dalle misure elettroniche

contro l'evasione fiscale, che sono incerti. Essi però non s'accompagnano a riduzioni di aliquote sugli stessi contribuenti. I soldi vanno al reddito di cittadinanza che rappresenta un premio a chi non lavora o lo fa in nero.

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