Forse non è stata una mossa tanto oculata quella dell'Ikea, da settimane al centro di proteste a Piacenza per la protesta dei facchini e che da qualche giorno ha lanciato l'iniziativa "Spazio al cambiamento".
L'intento è nobile: stimolare i propri clienti a riflettere sui piccoli gesti che possono migliorare la nostra vita. E magari - perché no? - dare qualche idea all'azienda svedese per qualche nuovo prodotto o servizio. Ma l'eco delle violenze e degli sgomberi davanti al centro logistico di Piacenza è troppo grande. Ecco quindi che la pagina creata per raccogliere i suggerimenti della rete si trasforma in un ricettacolo di insulti e inviti a boicottare il marchio.
Un boomerang che rischia di costare caro al leader incontrastato di arredamento low cost in tutto il mondo.
E la situazione a Piacenza non fa che peggiorare. Prima la vertenza dei facchini (non dipendenti direttamente dall'Ikea) contro il consorzio Cgs, fornitore di servizi all'azienda svedese. Poi l'annuncio di riduzione temporanea dei volumi di attività del polo logistico che porterà al licenziamento di 107 facchini, soprattutto stranieri.
Una situazione degenerata venerdì scorso in scontri tra polizia e manifestanti in cui sono state ferite una decina di persone e che difficilmente si sbloccherà prima della prossima settimana, quando è previsto un incontro tra enti locali e Cobas.Forse, però, prima di dare a chiunque (e senza filtri) la possibilità di scrivere sul proprio sito, Ikea avrebbe fatto meglio ad aspettare che le acque si fossero calmate.
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