Cronache

Il pragmatismo e i mal di pancia: i migranti spaccano il governo

Il premier sceglie la linea dei fatti: accordi con la Libia per contenere l'arrivo di disperati. Ma la sinistra insorge: "Un errore"

Il pragmatismo e i mal di pancia: così i migranti spaccano il governo

La visita di Mario Draghi in Libia il 6 aprile scorso ha avuto un significato ben preciso, ovvero quello di rinsaldare l’asse Roma-Tripoli anche con riferimento all’immigrazione. Su questo fronte il nuovo inquilino di Palazzo Chigi ha espresso una netta scelta di campo:andare avanti nel dialogo con le autorità libiche. Funzionerà in vista delle prossime ondate di sbarchi?

Libia: la prima tappa estera di Draghi

È stata una visita intrinseca di significato quella compiuta dal premier Mario Draghi lo scorso 6 aprile in Libia. Il numero uno di palazzo Chigi ha infatti scelto come primo viaggio ufficiale all’estero di recarsi in uno Stato che riveste un ruolo delicato dal punto di vista del fenomeno migratorio nel Mediterraneo e quindi per l’Italia. Una scelta legata anche alla volontà di dare priorità al dossier libico e seguirlo costantemente. Un incontro basato sul dialogo quello avuto con Abdul Hamid Mohammed Dbeibah, insediatosi al governo dello Stato libico soltanto il 15 marzo scorso, che ha lasciato aperte prospettive per una collaborazione su più fronti con uno sguardo particolare all’immigrazione. Per lo Stato nordafricano si è aperta cosi una finestra di dialogo ma anche di nuove speranze di transizione dopo un decennio di guerre che lo hanno fortemente indebolito. Proprio per questo motivo Mario Draghi ha detto che per la Libia questo “è un momento unico per ricostruire e per guardare al futuro”. “Celerità “ e “Decisione” sono gli ingredienti che secondo il premier italiano servono alla ripartenza del Paese libico col quale spera adesso di poter avviare un percorso che abbia maggiore incisività sui problemi nel Mediterraneo. Le premesse adesso ci sono, bisognerà attendere cosa diranno gli eventi.

Mario Draghi in Libia

La raffica di arrivi dalla Libia che mette in difficoltà l’Italia

Dopo aver messo nero su bianco le prospettive di collaborazione adesso gli occhi sono puntati sulla realtà dei fatti. E la realtà dei fatti in queste ultime settimane sta dicendo che gli arrivi dei migranti che partono dalla Libia non accennano a fermarsi, anzi, sono notevolmente aumentati. Solo nel primo fine settimana di aprile sono arrivati a Lampedusa circa 500 migranti mettendo in difficoltà il sistema di accoglienza. Una decina di sbarchi che a raffica hanno messo in crisi la più grande isole delle Pelagie dove tra l’altro, in quei giorni, vigeva la zona rossa per l’elevato numero di contagi da coronavirus.

Emergenza sanitaria da una parte e quella dell’immigrazione dall’altra, hanno creato problemi alla macchina operativa di accoglienza ed identificazione dei nuovi arrivati. Buona parte di migranti è stata trasferita sulle navi quarantena dove all’interno ci sono anche dei positivi. Ad essere incisive nell’arrivo degli stranieri nelle ultime settimane sono state anche le Ong che hanno recuperato centinaia di migranti al largo della Libia. Dopo aver ricevuto il diniego da Malta in merito ad un porto sicuro, si sono rivolte all’Italia trovando un posto su cui attraccare. I numeri di questi primi mesi dell’anno parlano chiaro: sono 8.476 i migranti arrivati dal continente africano a fronte dei 2.914 dello stesso periodo dello scorso anno. Continuando di questo passo il trend per l’estate potrebbe far parlare di numeri ingestibili.

migranti in mare

La netta scelta di campo di Draghi

Trattare l'immigrazione in un bilaterale a Tripoli tra i due nuovi capi di governo era inevitabile. Per Mario Draghi poi il dossier è di quelli vitali: la sua maggioranza è composta da partiti che hanno distinte e distanti vedute sul tema, eventuali nuove impennate di sbarchi potrebbero comportare gravi problemi di natura politica. Da quando si è insediato a Palazzo Chigi, l'ex capo della Bce sulla linea da tenere sull'immigrazione non si è mai sbilanciato. Ma una prima precisa impostazione del suo governo è stata possibile ravvisarla proprio a Tripoli: “Noi esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa – ha dichiarato Draghi nel corso del colloquio con il premier libico – per i salvataggi e nello stesso tempo aiutiamo e assistiamo la Libia”.

Una frase importante a livello politico: “Il fatto che Draghi abbia ringraziato la Libia per gli sforzi sui salvataggi in mare – ha dichiarato l'analista ed esperta delle questioni libiche Michela Mercuri su IlGiornale.it – è stato dibattuto ampiamente anche all'interno della composita maggioranza di governo. Credo che Draghi abbia avuto un approccio piuttosto pragmatico alla questione, viste anche le contingenze del momento”. Lodando gli sforzi delle autorità di Tripoli, di fatto il presidente del consiglio ha tracciato una strada ben precisa: quella del dialogo con i libici e, soprattutto, quella di non seguire le critiche delle Ong e del centro – sinistra sugli accordi siglati in passato tra Italia e Libia. Da Palazzo Chigi è emersa la volontà di rafforzare i contatti con i libici, affidando alle autorità locali il ruolo di pattugliare le coste del Mediterraneo: “Draghi sul dossier libico – ha proseguito Michela Mercuri – sta tenendo un approccio molto pragmatico. Anche la sua dichiarazione sui salvataggi va verso questa direzione: ottenere subito accordi con la Libia, rinsaldare i legami di amicizia”.

Quale sarà il peso della visita di Draghi sul fronte immigrazione?

La prima conseguenza politica del colloquio tra Draghi e Ddeibah è ravvisabile nelle dichiarazioni stizzite di parte del Partito Democratico: “Dirsi soddisfatti della sistematica violazione dei diritti umani è inaccettabile – ha dichiarato Matteo Orfini, che all'interno del Pd ha sempre dato voce alle istanze più vicine alle Ong – Draghi ha commesso un errore, perché le parole hanno un peso”. I mal di pancia del centrosinistra sono per adesso limitati. Ma hanno espresso una prima profonda insofferenza interna alla maggioranza. La vera domanda però adesso riguarda le conseguenze pratiche che potrebbero avere le parole di Mario Draghi.

La pressione migratoria sta aumentando e l'estate è molto vicina: l'asse inaugurato tra Roma e Tripoli e l'approccio pragmatico del capo del governo avranno effetti immediati? Nei giorni precedenti alla visita di Draghi, la Guardia Costiera libica ha respinto qualcosa come mille migranti. Diversi i barconi riportati indietro prima di raggiungere le acque italiane. Questo non ha impedito però ai lampedusani di assistere a numerosi sbarchi. Da parte di Roma si potrebbe quindi pretendere dai libici immediati ulteriori sforzi. I piani di cui si è parlato a Tripoli sarebbero però anche a medio e lungo termine: l'esecutivo di Ddeibah ha infatti chiesto all'Italia nuovi elicotteri e nuovi mezzi per il pattugliamento.

Segno di come, tra le due sponde del Mediterraneo, la strategia sull'immigrazione passerà anche dal potenziamento delle fragili autorità libiche.

Commenti