Coronavirus

Un'altra "bomba sanitaria" dai migranti: non si sa chi deve vaccinarli...

Il governo parla di un piano di vaccinazione per i migranti, al momento non sono emersi però dettagli: in vista di una nuova impennata di sbarchi il tema potrebbe diventare prioritario

Un'altra "bomba sanitaria" dai migranti: non si sa chi deve vaccinarli...

Intoppi, sospensioni, verifiche, mancanza di dosi, sono stati questi elementi che da un lato hanno rallentato la somministrazione dei vaccini, ma dall'altro hanno ancor di più aumentato la consapevolezza dell'importanza fondamentale assunta dai piani di vaccinazione.

Iniettare le dosi a una platea più vasta possibile di cittadini è l'unico modo per superare l'attuale crisi innescata dalla pandemia da coronavirus. Dunque, da qui alle prossime settimane l'Italia sarà impegnata in un programma di vaccinazione di massa con pochi precedenti. Sorge però spontanea una domanda: come ci si comporterà con i migranti?

La questione non è di poco conto. Nel nostro Paese c'è una platea di almeno 600.000 irregolari, presenti cioè senza validi documenti all'interno del territorio. A questi occorre aggiungere i 77.074 migranti accolti, al 31 marzo 2021, nelle varie strutture sparse in giro per l'Italia tra hotspot, centri di accoglienza ed ex Sprar. Infine, occorre tenere conto anche dei migranti che continuano a sbarcare lungo le nostre coste.

Dal primo gennaio ad oggi sono stati 6.997 a fronte dei 2.794 dello stesso periodo del 2020. Un aumento importante, ulteriormente rimarcato negli ultimi giorni contraddistinti da una vera impennata di sbarchi a Lampedusa. Numeri importanti dunque, a cui servirà fare fronte. Immunizzare i migranti presenti in Italia è importante in primis per la salute dei diretti interessati, così come per garantire maggiore sicurezza all'intera popolazione.

I casi di positività tra i migranti

Lo scorso 23 marzo la Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranée, ha fatto sbarcare ad Augusta 116 migranti. Di questi, 6 sono risultati positivi al coronavirus. Ma è stato soltanto l'ultimo di una serie di episodi che hanno visto l'arrivo in Italia di migranti contagiati tramite le navi Ong. Sempre la Ocean Viking a febbraio ha portato, ancora una volta nel porto di Augusta, 422 migranti recuperati a largo della Libia. Di questi, i positivi sono risultati 49.

Il 22 febbraio invece, a bordo della nave Aita Mari su 102 persone approdate poi ad Augusta in 21 sono risultate contagiate. Ai casi legati alle Ong, si è aggiunto anche l'episodio che ha riguardato la nave cargo Asso 30, la quale il 21 febbraio è arrivata a Porto Empedocle con 232 migranti di cui 50 positivi. L'isolamento di chi è risultati contagiato tra le persone sbarcate viene effettuato soprattutto sulle apposite navi quarantena, messe in funzione dal Viminale a partire dall'aprile del 2020.

Rhapsody, Splendid, Suprema e Adriatico sono state quelle più usate fino a questo momento nel 2021. Qui vengono imbarcati non solo i migranti positivi arrivati con le navi Ong, ma anche coloro che vengono scoperti contagiati a seguito di sbarchi autonomi. Attualmente la nave con più migranti a bordo è l'Adriatico, ferma tra il porto e la rada di Porto Empedocle. Secondo gli ultimi dati dell'Asp di Agrigento, i positivi al suo interno posti in isolamento sono 61.

Non esistono statistiche aggiornate, ma a giudicare dalla situazione emerge come molto probabilmente il tasso di positività tra i migranti sbarcati nel nostro Paese nel 2021 è in crescita rispetto a quello dell'anno scorso. L'ultimo dato ufficiale in tal senso è dell'agosto 2020 e parlava di un 3.98% di tamponi positivi tra le persone approdate irregolarmente in Italia.

La situazione in Africa

Il problema però non è soltanto nel breve termine. In vista della prevedibile ondata di sbarchi nei mesi più caldi, e non solo a livello meteorologico, i pericoli sotto il profilo sanitario appaiono ben evidenti. In Africa il coronavirus non ha per fortuna provocato l'ecatombe prevista nei primi mesi di pandemia. Ma il virus c'è. A mancare sono invece i vaccini. Soltanto il Marocco, tra i Paesi del continente africano, è apparso all'avanguardia nel suo piano di somministrazione delle dosi. Tutti gli altri arrancano.

Molti governi non hanno i soldi per acquistare i lotti necessari ad avviare la vaccinazione. In loro soccorso dovrebbe arrivare la piattaforma Covax, ideata proprio per mettere a disposizione delle nazioni del terzo mondo soldi e mezzi per somministrare le dosi ai propri cittadini. Ancora però i risultati non si sono visti. I primi vaccini sono arrivati soltanto a marzo, il sito Airfinity ha stimato che una completa campagna di vaccinazione in Africa potrebbe essere ultimata nel 2023.

In poche parole, è molto difficile che un migrante sbarcato in Italia da qui ai prossimi mesi risulti già immunizzato al coronavirus. Ecco quindi che la questione del vaccino da somministrare ai migranti si pone in tutta la sua drammaticità.

Il piano del governo

Sorge però un'altra domanda: da dove iniziare? A contrarre il virus potrebbero essere coloro che sono già in Italia, ospitati nei centri di accoglienza. Come già accaduto in diverse occasioni, l'ultima delle quali a Messina dove un migrante nigeriano fuggito dalla struttura è stato poi trovato positivo e colpito da una rara variante. Migranti positivi potrebbero essere rintracciati anche tra gli irregolari, così come tra coloro che sbarcheranno. Nel predisporre uno specifico piano, le autorità dovrebbero quindi trovare delle priorità. Lo scorso 30 marzo in audizione, il direttore operativo della struttura commissariale, Domenico Ciotti, ha per la prima volta parlato di uno specifico piano vaccinale per i migranti. I dettagli però non sono stati resi noti. Anche perché al momento molti nodi non sono stati sciolti.

Lo si comprende anche da una fonte dell'Asp di Palermo, competente per Lampedusa e dunque prossimo fronte caldo della vaccinazione dei migranti, contattata da IlGiornale.it: “Al momento non sappiamo nulla e non abbiamo ricevuto informazioni – è stato ribadito – certamente non appena arriveranno dettagli ci metteremo in moto”.

In Europa ci sono due precedenti. Da un lato il piano tedesco, che ha inserito la categoria dei richiedenti asilo tra quelle poste in cima nelle liste di attesa per le somministrazioni delle dosi, dall'altro il caso della Serbia.

A Belgrado infatti, hanno iniziato a inoculare il vaccino AstraZeneca agli ospiti dei centri di accoglienza.

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