Il grillismo agli sgoccioli, si muove andando a sbattere come un pollo decapitato: Beppe Grillo ha ieri infatti lanciato un vaffa terra-terra per liquidare Giuseppe Conte il giorno successivo a quello in cui lo stesso Conte lo aveva indirizzato allo stesso paese.
Dunque, Grillo ha rifatto squadra con Casaleggio Jr da cui ottiene i preziosi «Rotoli del Mar Morto», ovvero le sacre liste degli iscritti segreti (ma non era proibito?) grazie alle quali potrà officiare i riti del culto. La più grande sfacciataggine è stato il giudizio complessivo che Grillo ha dato su Giuseppe Conte, definendolo una nullità, un uomo incapace di risolvere i problemi politici. Licenziato. Un giudizio, questo, che supera ogni precedente record di disinvoltura, dal momento che Grillo è l'ultima persona a potersi permettere un giudizio del genere senza sbattere contro il guardrail della logica. Conte è incapace, inadatto a guidare la politica? E allora la contestazione è talmente ovvia che ci pesa doverla scrivere come diavolo ha fatto proprio lui, l'ex comico ora angosciato, a rifilarci per due anni col suo personale bollo di abilitazione un uomo che considera politicamente impresentabile, inadatto a governare e a elaborare un qualsiasi progetto? Sarebbe troppo chiedere all'ingombrante convitato di pietra di mettersi d'accordo con se stesso?
Non fu forse il suo prediletto Luigi Di Maio ad accompagnare Conte sulla via del Quirinale dove Mattarella gli dedicò anche una battuta al vetriolo su un curriculum giocosamente arricchito da docenze che erano in realtà lezioni di inglese ricevute? Non fu tutta una faccenda interna a casa sua, su raccomandazione di Bonafede che era assistente di studio dello stesso Conte e che diventò la causa dei nostri incubi come ministro della Giustizia? Cos'era? Il valzer dell'incompetenza, della stupidità, dell'impresentabilità? E ce lo viene a dire adesso?
Il fatto è che Grillo ha sempre agito e reagito per narcisismo, alla ricerca delle soluzioni e delle frustrazioni della sua complicata vita per le quali oggi presenta il conto a tutti, recitando il solito monologo su Bruto che non era un uomo d'onore, ma anzi un cialtrone.
Purtroppo, queste sbalorditive ammissioni e reciproche accuse non avranno l'esito immediato di far sparire il mostriciattolo a cinque stelle dalla faccia del nostro Paese. La nottata è ancora lunga, anche se per fortuna Draghi sta smontando pezzo per pezzo le malefatte del governo Conte e del suo impresario, che oggi gli sbatte in faccia la porta del camerino.
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