Cronache

Incendio Pomezia, i residenti: "Il fumo ormai avanza e nessuno dice nulla"

La Procura apre un fascicolo per disastro ambientale

Incendio Pomezia, i residenti: "Il fumo ormai avanza e nessuno dice nulla"

Pomezia brucia. Brucia da tre giorni diossina e amianto. Un disastro ambientale dalle proporzioni incalcolabili e che, nonostante ipotesi campate in aria (la plastica non brucia da sola avrebbe detto qualcuno in Comune) non ha ancora un responsabile. Stamani, intanto, i vigili del fuoco sono ancora al lavoro per spegnere il rogo. Gli inquirenti, dal canto loro, hanno raccolto elementi per pensare a una negligenza o a una tragica fatalità, tanto che per la Procura di Velletri il dito va puntato su quanti avrebbero dovuto controllare la situazione e non l’hanno fatto. A cominciare dall’immondizia accumulata al di fuori dello stabilimento Eco X, ben visibile anche durante le operazioni di spegnimento, a quanti avrebbero dovuto vigilare sul corretto smaltimento dell’amianto di cui era foderata la copertura della struttura.

“Da quanto emerso finora - spiegano i carabinieri della compagnia Pomezia - non ci sarebbero elementi che portino a un incendio doloso. Nell’ora in cui sono divampate le fiamme, alle 8 del mattino, l’azienda era aperta e piena di operai. E nessuno ha visto nulla di sospetto. Restiamo, con gli elementi raccolti finora, sull’ipotesi di incendio colposo o accidentale”. Una situazione “sotto controllo” per il sindaco Fabio Fucci e per la vicina sindaca della capitale Virginia Raggi, ma non per la popolazione, costretta a chiudersi in casa da venerdì e a indossare mascherine. La nuova ordinanza comunale, intanto allarga a un raggio di ben cinque chilometri il divieto assoluto di consumare ortaggi, latte e altro prodotto in quella zona, divieto che sostituisce l’obbligo di lavare accuratamente la verdura con acqua potabile e a un raggio di due chilometri dall’azienda incenerita la chiusura di porte e finestre. Dalla Asl e dall’Arpa Lazio, nel frattempo, notizie confuse e spesso contraddittorie che non aiutano certo la popolazione. Un grave rimpallo, preventivo, di responsabilità? Dal sospetto, prima negato poi confermato, della presenza di amianto che bruciando si è diffuso in tutto il territorio, arrivando (dai primi rilevamenti) fino al mare, ai risultati delle centraline della qualità dell’aria posizionate ai Castelli Romani (Albano) e in alcuni quartieri della capitale (Fermi, Cinecittà e Ciampino) diffusi sabato, quando per gli stessi dirigenti Arpa non prima di domani o martedì si potrà quantificare il livello dell’inquinamento.

Gli amministratori della Eco X, inoltre, in una nota di agenzia negavano la presenza di amianto sul tetto dell’azienda. Intanto anche la vicina Ardea dirama un’ordinanza che vieta il consumo di prodotti ortofrutticoli. E i residenti, che proprio al Comune avevano lanciato l’allarme incendio, sono sempre più imbufaliti. “Non ci fanno sapere nulla - dicono in zona Castagnetta, quella colpita direttamente dai fumi velenosi -, ieri abbiamo saputo della chiusura delle scuole anche per i prossimi giorni. E basta. L’evacuazione riguarda solo i residenti vicini ma il fumo sta appestando a chilometri e chilometri di distanza. Dovremo andarcene tutti e abbandonare per sempre questa terra?”. Non è finita. Cosa è stato fatto dopo l’esposto denuncia del 3 novembre scorso? Il Comune, dal canto suo, avrebbe richiesto, attraverso la sezione Polizia Ambientale della polizia locale, un sopralluogo sia al Noe, il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, che alla Asl Roma 6 per verificare quanto denunciato. Le ispezioni sono state fatte? Cosa sarebbe emerso? Rapporti (eventuali) al vaglio dei magistrati che dovranno valutare la questione. Una faccenda non da poco se si pensa che l’incendio si sarebbe potuto evitare già da mesi bloccando lo stoccaggio indiscriminato di rifiuti tossici. Il Codacons, intanto, presenterà oggi stesso un esposto alla Procura della Repubblica di Velletri chiedendo accertamenti sui materiali smaltiti presso l’impianto. “A seguito delle notizie emerse secondo cui i residenti avrebbero più volte segnalato al Sindaco di Pomezia e al capo dei vigili urbani i rischi derivanti dall’accumulo di plastica e immondizia nel cortile della società, senza tuttavia ottenere alcuna risposta, crediamo sia doveroso estendere le indagini nei confronti del Comune di Pomezia e degli enti responsabili, Polizia Municipale e Asl, alla luce dell’ipotesi di concorso in incendio, disastro ambientale, diffusione di sostanze tossiche e omissione di atti d’ufficio - spiega il presidente Carlo Rienzi -. Un passo necessario per verificare se le istituzioni locali abbiano avuto eventuali responsabilità nell'incidente e per capire se sia stato fatto tutto il possibile per evitare l’incendio”. “Chiediamo inoltre alla Procura di Velletri di acquisire tramite sequestro tutta la documentazione (bolle di accompagnamento, fogli di scarico) relativa alla merce trattata presso lo stabilimento Eco X, al fine di accertare la possibile presenza di materiale pericoloso per la salute umana - aggiunge Rienzi”.

Il Codacons pubblicherà sul proprio sito internet il modulo attraverso il quale i residenti dei 21 comuni coinvolti nell’incendio, così come aziende e attività commerciali, potranno costituirsi parte offesa nell’inchiesta della magistratura e avviare l’iter per ottenere il risarcimento dei danni subiti.

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