Inneggia a jihad e a Bin Laden. Ma il giudice lo fa scarcerare

Il tribunale di Brescia ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Gaffur Dibrani, kossovaro sospettato di terrorismo: "Non ci sono indizi di radicalizzazione"

Inneggia a jihad e a Bin Laden. Ma il giudice lo fa scarcerare

Il tribunale del Riesame di Brescia ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Gaffur Dibrani, il kosovaro ventiquattrenne arrestato due settimane fa a Fiesse, in provincia di Brescia, con l’accusa di apologia e istigazione al terrorismo con l’aggravante dell’uso di strumenti informatici. Per la Digos di Brescia l’uomo avrebbe fatto propaganda islamica in rete. Dopo due settimane, il Riesame ha accolto la richiesta dell’avvocato e Dibrani è stato scarcerato.

Dibrani veniva arrestato giusto in tempo, lo scorso 3 novembre durante l’operazione “Tut Elimi”, visto che era in procinto di partire con la propria famiglia per la Germania, ma la Digos di Brescia, che si è occupata di perquisizione e arresto, è convinta che Dibrani e famiglia avessero intenzione di partire per la Siria.

L’uomo aveva tra i suoi contatti sui social network diversi predicatori finiti sotto indagine in Kosovo e Macedonia e filmati sul martirio e che mostravano bambini con in mano i telecomandi per attivare le bombe contro gli “infedeli”.

La situazione aveva destato particolare allarme quando a luglio l’uomo aveva iniziato a cercare membri della chiesa cattolica a Milano, poco dopo l’attentato alla chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray a Rouen, in Francia, con lo sgozzamento di padre Jacques Hamel.

Sul profilo Facebook di Dibrani vengono riconosciute immagini (guarda) facenti riferimento all’UCK, come una foto di Adem Jashari (uno dei capi e fondatori dell’UCK), ma anche immagini di Usama Bin Laden con tanto di cuore disegnato vicino, foto di Emir Khattab (capo dei terroristi ceceni tra il 1996 e il 2002, poi eliminato dai russi) e il predicatore radicale macedone di etnia albanese Rexhep Memishi, recentemente arrestato e condannato a sette anni di carcere per reclutamento dedito al terrorismo e partecipazione a gruppi paramilitari di stampo islamista. Memishi appariva addirittura come immagine di sfondo del profilo di Dibrani.

In un’altra immagine Dibrani pubblicava una foto del presidente russo Vladimir Putin con un versetto coranico: “Dì ai miscredenti: presto sarete sconfitti. Sarete radunati nell’inferno. Che infame giaciglio”.

Durante le indagini si era inoltre scoperto che Dibrani era costantemente in contatto con il connazionale Resim Kastrati, il 23enne di Pozzaglio espulso nel 2015 prima dall’Italia e poi dalla Germania perché accusato di aver abbracciato l’ideologia jihadista.

Dibrani aveva

dichiarato di non aver fatto nulla di male e di essere contro il terrorismo e l’Isis ed evidentemente il magistrato gli ha creduto, visto che ha annullato la custodia cautelare. Eppure gli elementi indicati sono più che eloquenti.

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