L'allarme era già stato lanciato 37 anni fa, a soli 14 anni dopo l'inaugurazione del ponte sul Polcevera, che collegava la Liguria. Era stato lo stesso Riccardo Morandi, l'ingegnere che aveva progettato la struttura, ad affermare che "il tipo di sul ponte e in particolare sulla pila 9 fa diminuire la sicurezza e la stabilità".
Ed è stato proprio il pilone numero 9 a crollare, la mattina del 14 agosto, quando il ponte si è sbriciolato, inghiottendo 43 vite. Ora spetta agli inquirenti capire quali siano state le cause del crollo e soprattutto se la tragedia è stata la conseguenza di allarmi non ascoltati. Per questo, la guardia di finanza ha sequestrato tutta la documentazione riguardante il ponte Morandi.
Già alla fine degli anni '70, Autostrade si era accorta del deterioramento del ponte e aveva chiesto a Morandi di studiarne e relazionarne le condizioni, secondo quanto riporta Repubblica. L'ingegnere aveva confermato la presenza di un deterioramento più accenuato di quanto si aspettasse: le cause sembrano essere gli agenti atmosferici, che compremettono la struttura soprattutto sul lato verso il mare, e l'aumento del traffico che vi transita sopra. Morandi scriveva che le infiltrazioni "agiscono sui giunti e si riflettono con lesioni trasversali più vistose verso il mare, creando problema sulla staticità dell’opera".
La relazione dell'ingegnere costruttore, acquisita dalle fiamme gialle, combacia con le prime ipotesi circa la dinamica del crollo.
Sembra che a causare il crollo siano stati i tiranti di calcestruzzo: è possibile che al loro interno fosse presente una bolla d'aria, dovuta a un difetto nella fase di iniezione del cemento che ingloba i cavi d'acciaio. A causa della bolla, questi si sarebbero arrugginiti col passare degli anni, fino a cedere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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