Cronache

Ira degli agenti cacciati dai No Tav. Sale la tensione: "Reagiremo"

Per due volte i poliziotti costretti a indietreggiare fuori da un ristorante in Val di Susa. Video choc e insulti. Le proteste dei sindacati: "Un agguato"

Ira degli agenti cacciati dai No Tav. Sale la tensione: "Reagiremo"

Due video, una valanga di insulti, l’immagine dei poliziotti che indietreggiano sospinti dai No Tav. La contestazione in Val di Susa non si è mai fermata, sta forse cambiando forma. Ma alla fine se la prende sempre con gli agenti schierati a difesa del cantiere, i quali però stavolta si sono stufati di sentirsi urlare in faccia complimenti del tipo “merde”, “servi”, “coglioni”, “truppe di occupazione”, “bastardi” e via dicendo. Tanto che dal questore è arrivata una promessa: se i No Tav non la smettono, ci sarà la “ferma reazione” della polizia di Stato.

Tutto inizia mercoledì scorso, quando alcune persone si presentano di fronte ad un ristorante di Susa dove ogni giorno gli agenti impegnati sul posto vanno a consumare i pasti. All’uscita dal locale, la squadra si trova faccia a faccia con i contestatori schierati dietro lo striscione “via le truppe dalla valle”. I mezzi che dovrebbero riportarli indietro sono distanti alcuni metri e per evitare problemi i poliziotti indietreggiano ricoperti dagli insulti. Da un blindato scendono i rinforzi con caschi e manganelli per proteggere i colleghi. La tesione sale. Vola qualche parola offensiva. Poi tutto rientra.

Il sabato successivo però la scena si ripete. I No Tav si presentano di nuovo di fronte al ristorante e stavolta costringono i poliziotti a indietreggiare lungo le viuzze del paese. Una “ritirata” pericolosa, che avrebbe potuto facilmente trasformarsi in imboscata. La scena viene ripresa da un cellulare e caricata online sui canali Youtube dei No Tav. Il titolo è eloquente: “La Grande ritirata”. Appena arrivati vicino ai blindati, un manifestante prova anche ad aprirne il portellone. Parte una (sacrosanta) manganellata e per qualche secondo si rischia il corpo a corpo. Poi con grande autocontrollo i poliziotti riescono a riportare la calma, salire sui mezzi e lasciare la zona. Nel mezzo l’ennesima pioggia di offese tra cui “dovete scappare bastari”, “salite merde” e “andate fuori dal cazzo”. Il lettore ci perdonerà per le volgarità riportate, ma l’unico modo per rendere l’idea è riportare fedelmente i fatti.

Immediata esplode l’ira della polizia. Il segretario Generale Provinciale dell’Fsp, Luca Pantanella, si rivolge al ministro Lamorgese e parla di “agguato” da parte di “personaggi che odiano le forze di polizia” e che si sentono “protetti da una parte politica e governativa totalmente assente sulla questione”. Pietro Di Lorenzo, segretario provinciale del Siap, prende invece carta e penna e scrive al questore di Torino, competente sul territorio. Il “giochino” dei No Tav di “provocare e insultare” gli agenti è infatti favorito dal fatto che “i mezzi di servizio devono essere parcheggiati a diverse centinaia di metri dal locale”. È assurdo, dice il sindacalista, che “il personale le debba percorrere seguito da insulti e minacce di fronte alle quali, secondo disposizioni, deve subire in silenzio”. Subire in silenzio, capito? È evidente, secondo Di Lorenzo, che quegli insulti “oltraggiano la dignità personale e professionale” degli uomini in divisa, li “umiliano” e “contribuiscono ad alzare il livello di scontro”.

Il questore, Giuseppe De Matteis, ha “preso atto” di quanto successo. E, secondo fonti del Giornale.it, è pronto ad agire duramente contro i No Tav. Il timore infatti è che l’obiettivo dei contestatori sia quello di provocare una reazione dei poliziotti, così da giustificare una discesa in campo di altri manifestanti in valle per compiere azioni ancor più violente. I No Tav insomma sembrano voler accendere la miccia. Sperano in una manganellata o in una carica per riaccendere le fiamme in Val Susa. Per ora la questura ha deciso di cambiare il locale dove far mangiare gli operatori. Se però le azioni di disturbo dovessero continuare, allora ci sarà “una ferma reazione da parte della Polizia di Stato”.

Perché non si può sempre subire.

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