Ci eravamo scordati di essere sotto attacco, tutti presi ad accapigliarci tra reddito di cittadinanza e gilet gialli. Ma il terrorismo non si è scordato di noi, europei, occidentali e cristiani. E ha colpito a Strasburgo, cuore dell'Unione europea e sede del suo Parlamento, ancora una volta alla vigilia di Natale, come a Berlino nel 2016, e - stando alle fonti di polizia d'Oltralpe, secondo cui il sospetto attentatore era stato segnalato come «radicalizzato» - ancora una volta per mano islamica.
Quando uno si chiede: «Ma a che serve l'Europa?», oggi dovrebbe trovare almeno un indizio di risposta che va oltre le odiate regole sui numerini del Pil. L'Europa dovrebbe servire a garantire l'Occidente tutto nelle sue libertà fondamentali e nella sua sicurezza. Dovrebbe, se non fosse un club di soci perennemente in guerra gli uni con gli altri. Dovrebbe, se non fosse che i populismi, nelle loro varie declinazioni, ci stanno convincendo che non serve a nulla e che ognuno può fare tranquillamente per sé.
Improvvisamente ci riscopriamo, invece, fragili e vulnerabili. E dovremmo ripristinare con una certa velocità gerarchie e priorità. Il nostro nemico non è l'Europa, ma chi ci odia in quanto europei e teme la nostra unità. Il nostro nemico sono i terroristi che vogliono infettarci o distruggerci, in tutte le loro declinazioni e orientamenti, compresi gli Hezbollah, come ha giustamente detto ieri Salvini in visita in Israele, sollevando la solita, infondata protesta degli occidentali benpensanti, a partire dal nostro ministro della Difesa, la grillina Elisabetta Trenta.
Se fosse confermata la matrice islamica, che al momento di andare in stampa sembra la più accreditata, ci racconteranno la storia del «lupo solitario», magari con problemi psichici. Lo faranno per non dover affrontare seriamente il problema dell'odio nei nostri confronti che cova in larghi strati della popolazione arrivata in Europa. Lo faranno per mettere la sordina ai rischi di un'immigrazione senza regole e controlli di migliaia di clandestini che vagano per le nostre città, ognuno dei quali può essere un potenziale terrorista.
Non vogliamo vedere e, quindi, siamo deboli, ci dividiamo su questioni marginali, salvo scuoterci dal torpore a ogni attentato, per poi abbassare subito la guardia culturale e politica, senza la quale quella militare risulta molto meno efficace di quanto potrebbe essere altrimenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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