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Italia Vivacchia

Italia Vivacchia

E alla fine a cadere in prescrizione è il renzismo che si salva non per meriti ma per una tattica politica che dilata all'infinito la sentenza. L'ex premier infatti si arrende ai giustizialisti che la prescrizione la vogliono togliere a tutti gli italiani. Dopo le minacce di votare con l'opposizione per scongiurare la «legge illiberale» voluta dal ministro della Giustizia, il grillino Bonafede, e dopo avere lanciato un paio di ultimatum caduti nel vuoto al premier Conte, ecco che sul filo di lana arriva la retromarcia che salva il governo e condanna gli inquisiti a stare sotto processo a vita. Il partitino di Renzi - è notizia di ieri - voterà la fiducia che il governo intende mettere sulla prescrizione. Fine dei giochi e della sceneggiata di Italia Viva, da oggi detta Italia Vivacchia. Perché questo fa Renzi: vivacchiare aggrappato a quel quattro per cento che i sondaggi, con una certa generosità visto le continue illogiche giravolte, gli attribuiscono. Come non capirlo: ci sono le nomine da spartire, le poltrone da salvare e tanti pensieri e preoccupazioni nella testa, da ultimo anche la piscina in costruzione nella sua nuova villa fiorentina che con quello che costa non è aria di rimanere disoccupati.

Ancora una volta quindi Renzi salva il governo, non per convinzione ma solo per salvare se stesso, che se si andasse a votare sarebbe la sua fine. È così dall'inizio di questo anomalo governo: «Lo sostengo per evitare l'aumento dell'Iva», disse per giustificare il suo abbraccio agli odiati grillini e al nemico Zingaretti. Sono passati quattro mesi e l'Iva sta per aumentare. «Se vogliono tassare la plastica - disse poi - dovranno passare sul mio corpo», e da luglio la plastic tax sarà in vigore. Fino alla presa in giro sulla prescrizione e le roboanti minacce a cui non crede più nessuno.

Il problema di Matteo Renzi è la sua inaffidabilità, già sperimentata sulla loro pelle prima da Enrico Letta (il noto «stai sereno») poi da Silvio Berlusconi con il «patto del Nazareno» tradito alla prima occasione (l'elezione a capo dello Stato di Mattarella). E ora tocca ai pochi elettori liberali caduti nella trappola di Italia Viva «partito moderato e garantista».

Sì, garante di Conte, Bonafede e Zingaretti.

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