Italiani all'indice in un film già visto

Le mascherine obbligatorie dopo le sei della sera hanno il suono di un abracadabra o di una giaculatoria: ricordati che devi morire

Italiani all'indice in un film già visto

Le mascherine obbligatorie dopo le sei della sera hanno il suono di un abracadabra o di una giaculatoria: ricordati che devi morire. Non si sa se servono come prevenzione o come placebo. Il governo scommette sul tampone psicologico.

L'estate non è ancora finita e la curva dei contagi, giorno dopo giorno, torna a salire. La paura è che corra troppo in fretta, con una progressione geometrica, esponenziale, con all'orizzonte gli stessi scenari di fine inverno. La realtà è che bisogna ancora convivere con questo virus, cercando una via di mezzo tra chi chiude gli occhi e chi quasi sembra tifare per l'apocalisse. Nulla di nuovo. La discussione in piazza è sempre ideologica. È tutto sempre bianco o nero. Binario. Scontro tra curve.

L'impressione è che del Sars Cov-2 si sappia ancora poco. Non abbastanza, perlomeno. Qualche certezza in più c'è sul terreno della cura. I medici, rispetto a marzo, sanno con cosa hanno a che fare. È un grande passo in avanti. Non si può dire lo stesso quando il discorso diventa politico. Qui si continua a navigare a vista, rincorrendo gli eventi. L'esempio più rilevante è la scuola: tra un mese si ricomincia ma nessuno sa davvero come. Il concetto che passa è: in qualche modo si farà. Non è una sorpresa. È il marchio di fabbrica del Conte-bis: galleggiare. Qualsiasi rotta crea discordia. L'unico modo per sopravvivere è lasciarsi trasportare dalla corrente, come una zattera alla deriva. È la strategia dell'emergenza continua. Ogni mese un decreto che cerca di tappare le falle del mese passato. È una vita a ritroso. Il decreto agosto non guarda settembre, ma luglio, come luglio guardava giugno e così via. Non c'è nessuno a Palazzo Chigi e dintorni che voglia prendersi la responsabilità del futuro.

Allora di chi è la colpa? La quotidianità trova ogni volta il capro espiatorio. I «monatti» contro cui puntare l'indice servono a esorcizzare la paura. Durante la quarantena c'era la caccia al podista solitario, soprattutto se senza mascherina.

Poi è cominciata la giostra dei colpevoli: quelli dell'aperitivo, i ragazzi che si sentono immuni, i bagnanti pelle a pelle, gli amori estivi, le discoteche, i turisti di ritorno. Il principio è chiaro. Il governo si lava le mani. Il peccato finale, qualsiasi cosa accada, è sempre degli italiani.

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